Guarda, vedi, tocca, annusa, gusta la missione!

Quando nasce una comunità, ovvero: una parrocchia missionaria



Certamente vi è capitato di ascoltare - partecipando ad una riunione parrocchiale, o ascoltando l’omelia domenicale – alcune domande che corrono frequentemente negli ambienti ecclesiali, del tipo: come facciamo a portare avanti la catechesi, con i tempi che cambiano? Come coinvolgere le famiglie, che sono meno partecipi di un tempo alla vita parrocchiale? E via di seguito.
Forse non a tutti, però, è successo di ascoltare questo tipo di interrogativo: quali realtà rimangono fuori dalla nostra pastorale? Come fare per coinvolgere anche queste nella nostra realtà di Chiesa? Eh sì, perché noi (e uso appositamente il noi, perché mi ci metto dentro al 100%) tendiamo sovente a rimanere nel “già dato”, nella pastorale già avviata, nelle strutture che conosciamo bene, una pastorale di mantenimento di ciò che già abbiamo. E’ umano preferire il conosciuto, che dà più sicurezza, piuttosto che buttarsi nel nuovo, con tutte le incognite che può presentare. 

Ho avuto la fortuna di incontrare, in questi primi mesi di Argentina, una parrocchia missionaria. E non lo è solamente per il motivo che è retta dai Missionari della Consolata, piuttosto per le scelte che questi e la comunità hanno fatto. Qui le parrocchie sono territori molto vasti e con una popolazione di decine di migliaia di abitanti: la chiesa madre (la parrocchia) crea un numero di cappelle (succursali) in zone più distanti dal centro. La parrocchia di Pompeya a Paso del Rey (comune di Merlo) ha tre cappelle ben avviate più la parrocchia, e un’area che non veniva toccata dal servizio pastorale, anche per il fatto di essere una zona in continua espansione e modificazione. 

PREISTORIA!
Un po’ di anni fa sono state le suore missionarie della Consolata ad iniziare i primi contatti, a conoscere la realtà, spesso trovando situazioni di povertà, di precarietà (la zona, infatti, è territorio di occupazione, cioè arriva una famiglia e costruisce la sua baracca in un terreno vuoto, occupandolo). Nel 2010, in occasione dei 100 anni del nostro Istituto, una missione congiunta di suore e laici è passata di casa in casa, a portare un messaggio di consolazione alla tante famiglie, e da un anno sono iniziati anche dei percorsi di catechesi. A fine 2011 è iniziata la costruzione di una piccola casetta, un punto di riferimento per le varie attività che si vogliono portare avanti nella zona, già battezzata: “comunità consolazione”, e si sogna anche la realizzazione di una cappellina per la Consolata. 

L'ESTATE RAGAZZI
Via Cucha Cucha, dove si svolgono le attività della comunità Consolata.
Notate l'asfalto... non lo vedete??? No, no! Non cambiate occhiali
questa strada è asfaltata solo sui docuumenti ufficiali, i soldi dell'opera
sono finiti casualmente in qualche tasca :-(

Nel frattempo, le missionarie della comunità di Merlo Norte, insieme al parroco, Padre Rubén, e al gruppo dei laici missionari della Consolata, hanno organizzato un’Estate Ragazzi per i mesi di gennaio e febbraio 2012, che ha coinvolto all’incirca 100 bambini, fanciulli e adolescenti. Il numero ogni volta crescente di piccoli fa pensare che il passaparola è stato molto efficace! Le attività proposte erano molto semplici: lavoretti di manualità, giochi e merenda. Ogni due settimane la Messa concludeva una tappa dell’iniziativa, e adesso si sogna di iniziare con un gruppetto di ragazzi la preparazione alla Prima Comunione, attività con le donne (taglio e cucito, per esempio), e tutto quello che la creatività, e anche la necessità emergente, possa progettare.

I più piccoli al lavoro, all'ombra della casetta della comunità

L’Estate Ragazzi si è conclusa con il Battesimo del piccolo Lucas, una gioia non solo per la famiglia, ma anche per tutti i ragazzi che lo vedevano camminare (o passare come un razzo in triciclo!)  davanti alla casetta della neonata comunità.



AD GENTES
Fino a pochi anni fa, quando la società aveva i suoi confini ben delimitati, e la geografia pure,la missione ad gentes significava uscire da un determinato territorio e andare in un altro. Oggi è tutto meno definito, più "liquido", come direbbe Bauman. La missione e l'ad gentes non sono più questione di geografia: puoi trovarti l'ad gentes come vicino di casa (= società multietnica), e scopri che il vecchio continente europeo non è più cristiano, mentre lo sono le terre cristianizzate dall'ad gentes di un secolo fa. 
Poi, si parla sovente della missionarietà, che è di tutti, e della parrocchia che diventa missionaria. Mi pare che l'esempio di Pompeya - nella sua semplicità, e anche nei suoi limiti - sia molto illuminante per tutte le realtà ecclesiali. Ad gentes significa andare un po' più in là del limite già raggiunto, perché tutti hanno diritto di sentir parlare di Gesù Cristo e poterne fare esperienza. E questo vale per noi pazzi, che lasciamo i nostri paesi per portare il Vangelo a 14 ore di aereo da casa nostra, ma anche per chi rimane nel suo luogo originario, ed ha il coraggio di andare un po' più in là del già raggiunto. Questo è segno di vitalità della  Chiesa in generale, e della parrocchia in particolare. 





Quando nasce una comunità, ovvero: una parrocchia missionaria Quando nasce una comunità, ovvero: una parrocchia missionaria Reviewed by abconsolata on 13:57 Rating: 5

Nessun commento:

ads
Powered by Blogger.