Sandra, la prof di religione, era venuta a trovarci, con tre
ragazzine delle superiori, e ci aveva portato il programma delle Scuole di
Cristo circa la Pastorale Educativa. In uno dei punti elencati, c’era la Via
Crucis animata dagli stessi ragazzi.
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uno dei ragazzi porta la croce e la corona di spine (vere!!!) |
Un po’ perché abbiamo dovuto uscire molte volte da Vilacaya
per i documenti del permesso di soggiorno, un po’ perché abbiamo sempre
rimandato la preparazione, siamo arrivate alla Settimana Santa senza averla
preparata.
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la banda della scuola ha accompagnato con la sua musica la Via Crucis |
A Sandra le piaceva l’idea di una drammatizzazione, ma noi
sorelle, così nuove e sprovvedute, non sapevamo da che parte girarci per
trovare i costumi (o almeno dei tessuti per fare le tuniche) e così ci siamo
limitate a preparare una Via Crucis semplice, con letture e riflessioni,
ritornelli cantati, chiedendo a ogni classe e ai professori di animarla a loro
piacimento.
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la mappa del percorso, che ha visitato tutti i luoghi più significativi del paese
per poi arrampicarsi sulle pendici del Calvario |
E’ stata una piacevole sorpresa notare come ciascun gruppo
si sia ingegnato a preparare altarini per ogni stazione, ed alcuni hanno
persino accennato a brevi rappresentazioni, usando come costumi di scena dei
lenzuoli, degli asciugamani, tutto ciò che la loro creatività ha trasformato in
materiale da teatro.
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la stazione preparata e animata dai professori delle superiori |
Il limite di tutto questo è che i ragazzi si sono abbastanza
concentrati nella loro stazione e non hanno seguito l’intero percorso, che si è
sviluppato per le strade di Vilacaya, per poi salire fino alla punta del
Calvario, una collinetta davanti al paese. I momenti in cui si è richiesto il
silenzio, sono stati nulli, segno che c’è tutto un lavoro da fare per imparare
a pregare.
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una delle stazioni preparate dagli studenti |
Arrivati alla punta del Calvario - ognuno caricava una
pietra durante la salita - abbiamo
costruito una croce enorme, con tutti i sassi, grandi e piccoli, che abbiamo
portato. E visto che i più piccolini hanno portato fiori durante tutto il
percorso, abbiamo chiesto loro di metterli sulla Croce, una croce fiorita, come
quella delle Wataqaminas, che dice amore al Signore e anche rivela la croce
come albero di vita, dove la vita ha l’ultima parola, e non la morte.
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torcete il collo e guardate la croce, blogger non mi permette di inserire
l'immagine in verticale, però non poteva mancare la foto della nostra croce! |
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