Le Wataqaminas
Nel tempo di Quaresima, le donne nelle varie comunità si
radunano per pregare “la dottrina”. Già questo termine puzza un po’ di vecchio,
no? Ed in effetti, le origini di questa pratica risalgono alla colonizzazione
spagnola.
“Ci sono espressioni, alle volte, che sono chiari segni
della mentalizzazione dell’epoca. In una comunità, alla fine di una preghiera
si dice: “Dobbiamo servire la hacienda”
cioè la struttura produttiva dei colonizzatori.
Però, tolte le ombre, proprie di qualsiasi prodotto umano,
ci sono molte luci e molto fascino. Vi racconto le wataqaminas (che in quechua
significa: il cammino di un anno) attraverso i cinque sensi più uno.
preparando la croce |
Il primo contatto con le wataqaminas è stato in Otavi, una
comunità a 35 km da Vilacaya, nella quale siamo andate con il Padre Mario per
la Messa domenicale. Ad un certo punto della celebrazione, entra un gruppo di
donne cantando in forma litanica, e portano all’altare una croce totalmente
rivestita di fiori. La cosa finisce lì, perché le wataqaminas di Otavi hanno
fatto le loro pratiche di pietà in altro luogo, per poi ritornare alle proprie
case dopo la Messa. Il Padre ha asperso con l’acqua benedetta la croce, e così
ha fatto anche in Mulahara, Nohatta, e tutte le comunità che abbiamo visitato in seguito.
le due donne che dirigono la preghiera |
Abbiamo partecipato ad un pezzo della “dottrina” in
Vilacaya, dove le donne si sono radunate il terzo giovedì di Quaresima, per
continuare tutte le domeniche e i giovedì restanti, fino a Pasqua.
Le donne, di tutte le età, sono arrivate alla spicciolata,
con quel silenzio che le caratterizza. Avvolte nell’aguayo, o nei mantelli, salutano
a bassa voce, sorridono, stringono la mano, poi tutte si siedono per terra, nel
sagrato della Chiesa. Arrivano i fiori, e due wataqaminas, molto agilmente, li legano
alla croce di legno, fino a ricoprirla totalmente. Poi l’appendono ad un
gancio, conficcato nel muro che delimita il sagrato.
Mentre tutte sono sedute, due signore si alzano, si mettono
ai lati della croce, tolgono il cappello di feltro e lo pongono sul pavimento,
e iniziano a cantare, litanicamente, in quechua: tutte ripetono le brevi frasi
che esse pronunciano. Non è che ci capiamo molto, intuiamo che una di queste
litanie sia il Credo. Il Padre Mario ci racconta, in un’ occasione, che alle
volte implorano il dono della pioggia, così tanto preziosa, o chiedono di
essere preservati dalle gelate, che compromettono il raccolto. Un’altra
preghiera si rivolge a Gesù sofferente.
Erano giorni che non pioveva, già avevamo paura che la
stagione delle piogge fosse finita senza soddisfare il bisogno di acqua dei
raccolti: il mais e il grano non erano ancora pronti per la raccolta. Però,
dopo due giorni dalla prima riunione di preghiera, ecco che ritorna la pioggia…
La forza della fede di queste donne, che sanno il valore della vita e si
rivolgono al Signore con fiducia…
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Le Wataqaminas
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