Lezioni di storia
Come ogni terzo sabato del mese, ci rechiamo noi suore all'incontro dei religiosi, e questa volta tocca alla Missionarie Cruzadas de la Iglesia a ospitarci in Potosì.
Suor Ana Marìa ha invitato, per il nostro incontro formativo, Padre Gustavo, parroco di San Rocco in Potosì e uomo molto attivo in tutti i campi, dal pastorale al culturale.
E di fatti, il tema che ci propone è la storia della Diocesi di Potosì, che compie nel 2015 i 75 di fondazione. Già solo sentire che una Chiesa così antica - la presenza cattolica risale ai primi anni della Conquista, quando, come già spiegato in altri post, gli spagnoli hanno scoperto l'argento nel Cerro Rico - è diocesi da soli 75 anni, ha fatto cadere le poche convinzioni storiche che avevo sulla nostra zona potosina.
Sappiamo che P. Gustavo è un buon oratore, e infatti l'incontro vola via, nell'interesse suscitato in tutti noi, ma la cosa di cui oggi volevo parlarvi è il suo punto di vista, di prete boliviano, potosino, quechua, circa la storia dell'evangelizzazione di Potosì.
Si sa che circa la colonizzazione ed evangelizzazione dell'America ci sono molte posizioni, alcune assai critiche, poiché accusano la Chiesa di essersi alleata con la spada dei colonizzatori e perciò di aver accondisceso a tante brutte cose, come il commercio degli schiavi, la mattanza degli indios, ecc...
Si conoscono anche personaggi ecclesiastici che si sono messi dalla parte dei nativi (chi non ha visto il bellissimo film "The Mission"?). Ma il problema rimane sempre aperto.
Ci ha fatto del bene, perciò, ascoltare da un uomo del posto il suo punto di vista, decisamente ad di sopra delle righe e delle discussioni unidirezionali: ciò che Padre Gustavo ci ha fatto notare è che nel Nuovo Mondo, Potosì compreso, la Chiesa ha mandato i suoi più validi elementi: la gente più preparata a livello teologico, ma anche i più avanzati nella vita spirituale, appassionati per l'annuncio di Gesù Cristo.
In pochi anni i missionari hanno imparato le lingue native e cercato di tradurre, con la creatività e l'entusiasmo che li caratterizzava, la fede cristiana a chi ancora non la conosceva. Pensate, per esempio, all'efficacia della pratica delle Watakaminas, ancora viva nella nostra zona della provincia Linares (vedi post "le watakaminas" del 2013 con relativo video): l'insegnare, cioè, la preghiere in quechua attraverso una ripetizione cantilenata, facile da memorizzare e da tramandare (dopo 5 secoli, ancora si tramanda di donna in donna!). Pensiamo anche alle opere d'arte che da subito si "meticciano": attraverso i quadri si evangelizzava, poiché nemmeno tra gli spagnoli c'erano molti alfabetizzati, ed ecco che i migliori religiosi artisti aprono scuole e istruiscono i pittori del luogo nell'arte sacra (vedi post "Meticcio", che tratta proprio di questo tema).
Insomma, con molti esempi molto illuminanti, Padre Gustavo ci ha fatto uscire dall'impasse di questa posizione, molte volte ideologica, della Chiesa cattiva perché sta con i cattivi. Sicuramente, ci saranno stati prelati attaccati al potere e complici delle macchinazioni politiche, ma c'è stata una schiera di missionari anonimi che ha dato il meglio di sé per amore di Dio e del prossimo. A questo proposito vorrei ricordare che fino a pochi decenni fa si pensava che si salvavano solo coloro che avevano ricevuto il Battesimo, perciò l'opera di evangelizzazione e di sacramentalizzazione della gente era urgente, con la paura che qualcuno morisse senza aver ricevuto il Battesimo.
Sempre ci si lamenta che in America ci sono pochi sacerdoti, si lascia l'evangelizzazione ad uno stato superficiale, e la gente si "arrangia" con le proprie devozioni popolari. Anche qui, una scoperta in questa lezione di storia: questa carenza cronica di agenti pastorali non è della prima ora dell'evangelizzazione, ma è frutto delle scelte politiche dei governi liberi dopo l'indipendenza: la maggior parte di essi (compresa la Bolivia) ha espulso il clero non nazionale, perciò centinaia di preti e frati ha dovuto uscire dal paese, lasciando l'immenso campo pastorale in mano a pochi sacerdoti indigeni. Quando poi si sono di nuovo riaperte le porte agli stranieri, il numero di missionari non era più consistente come nel passato, e fino ad oggi si soffre tale carenza.
Ultima cosa imparata, l'impegno sociale della Diocesi di Potosì: ai tempi della violenta dittatura militare (anni Settanta e Ottanta) la Chiesa Potosina si è distinta per le marce a favore della libertà e dei diritti dei lavoratori, ed era stata etichettata come la Chiesa "Rossa", pagando in prima persona le conseguenze. Ed in effetti, ancor oggi la sensibilità alle problematiche sociali è molto viva nella nostra bella famiglia ecclesiale.
Finiamo l'incontro soddisfatti e grati a Padre Gustavo per aver riscattato la storia della nostra Chiesa in modo così positivo, ringraziando anche il Signore che sempre ha suscitato nel cuore dei suoi discepoli la passione per la missione, per l'annuncio del suo amore a tutte le persone della Terra.
Suor Ana Marìa ha invitato, per il nostro incontro formativo, Padre Gustavo, parroco di San Rocco in Potosì e uomo molto attivo in tutti i campi, dal pastorale al culturale.
E di fatti, il tema che ci propone è la storia della Diocesi di Potosì, che compie nel 2015 i 75 di fondazione. Già solo sentire che una Chiesa così antica - la presenza cattolica risale ai primi anni della Conquista, quando, come già spiegato in altri post, gli spagnoli hanno scoperto l'argento nel Cerro Rico - è diocesi da soli 75 anni, ha fatto cadere le poche convinzioni storiche che avevo sulla nostra zona potosina.
la Cattedrale di Potosì |
Si sa che circa la colonizzazione ed evangelizzazione dell'America ci sono molte posizioni, alcune assai critiche, poiché accusano la Chiesa di essersi alleata con la spada dei colonizzatori e perciò di aver accondisceso a tante brutte cose, come il commercio degli schiavi, la mattanza degli indios, ecc...
Si conoscono anche personaggi ecclesiastici che si sono messi dalla parte dei nativi (chi non ha visto il bellissimo film "The Mission"?). Ma il problema rimane sempre aperto.
Ci ha fatto del bene, perciò, ascoltare da un uomo del posto il suo punto di vista, decisamente ad di sopra delle righe e delle discussioni unidirezionali: ciò che Padre Gustavo ci ha fatto notare è che nel Nuovo Mondo, Potosì compreso, la Chiesa ha mandato i suoi più validi elementi: la gente più preparata a livello teologico, ma anche i più avanzati nella vita spirituale, appassionati per l'annuncio di Gesù Cristo.
l'antica chiesa della Merced |
Insomma, con molti esempi molto illuminanti, Padre Gustavo ci ha fatto uscire dall'impasse di questa posizione, molte volte ideologica, della Chiesa cattiva perché sta con i cattivi. Sicuramente, ci saranno stati prelati attaccati al potere e complici delle macchinazioni politiche, ma c'è stata una schiera di missionari anonimi che ha dato il meglio di sé per amore di Dio e del prossimo. A questo proposito vorrei ricordare che fino a pochi decenni fa si pensava che si salvavano solo coloro che avevano ricevuto il Battesimo, perciò l'opera di evangelizzazione e di sacramentalizzazione della gente era urgente, con la paura che qualcuno morisse senza aver ricevuto il Battesimo.
le Watakaminas di Vilacaya pregano ancora con le litanie insegnate dai primi evangelizzatori |
Ultima cosa imparata, l'impegno sociale della Diocesi di Potosì: ai tempi della violenta dittatura militare (anni Settanta e Ottanta) la Chiesa Potosina si è distinta per le marce a favore della libertà e dei diritti dei lavoratori, ed era stata etichettata come la Chiesa "Rossa", pagando in prima persona le conseguenze. Ed in effetti, ancor oggi la sensibilità alle problematiche sociali è molto viva nella nostra bella famiglia ecclesiale.
la Madonna del Cerro Rico: perfetto risultato del meticciamento è la Pachamama e allo stesso la Madre di Dio |
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Reviewed by abconsolata
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