A scuola dalla gente
“Non diamo passaggio a nessuno, fino a quando non avremo la
patente” decidiamo di comune accordo. La curia ci ha dato una jeep, e per
adesso la usiamo per spostarci nelle campagne, ma con tutta la prudenza del
caso, fino a quando potremo richiedere la patente (cioè dopo aver ottenuto il
permesso di soggiorno). Non è che ci siamo date molte regole, da quando siamo
arrivate, questa è una delle poche, e tutte le volte ci fa dispiacere non
fermarci, ma questa è la regola…
Lunedì 4 marzo: Gabriella ed io sbarchiamo a La Paz, senza
sapere bene cosa dobbiamo fare, ma abbiamo un’unica, chiara indicazione data
dal Padre Julian: andare alla chiesa di San Francisco alla Messa delle 7 di
mattina e presentarci al Padre Orlando, presidente delle “Scuole di Cristo”.
Infatti, siamo arrivate a La Paz con l’obiettivo di regolarizzare i miei titoli
di studio, per entrare nell’insegnamento nella Scuola di Cristo” di Vilacaya.
Il bus che da Potosí ci ha portate a La Paz arriva tardi in
capitale, ma non ci perdiamo d’animo: sperando che il padre abbia fatto la
predica nella Messa, abbiamo ancora una chance di trovarlo in sacrestia. E così
è: entriamo, e sta aspergendo di acqua benedetta i fedeli, una cosa molto
comune nelle chiese visitate fino ad oggi.
la chiesa di San Francisco a La Paz |
Ci dirigiamo alla Sacristia: il padre sembra un tipo molto
serio, però ci dice: “Venite, andiamo al convento”. Ci offre la colazione, ci
prepara la stanza degli ospiti per riposare e ci dice: “Fino a quando dovrete
rimanere a La Paz, siete ospiti qui in convento. Il pranzo è alle 12,30”. Siamo
rimaste a bocca aperta: un’accoglienza come questa, a due suore che si
presentano senza preavviso, è assolutamente sublime.
Per la cronaca, nello stesso giorno siamo ritornate a
Potosí, non potendo continuare la regolarizzazione, però il Padre Orlando
insiste: “Ma no, fermatevi almeno una notte per riposare un po’…” Non
accettiamo, ma siamo molto grate.
Non è la prima volta che riceviamo un’accoglienza generosa e
incondizionata: le Carmelitane di Potosí ci accolgono a qualsiasi ora e in
qualsiasi giorno della settimana come se fossimo monache del loro convento. La
gente ci offre continuamente le cose che possiede: mais, fave, uova, pesche…
Non si presentano mai a mani vuote a casa nostra. Ci sentiamo molto desiderose
di imparare, alla scuola di questo popolo tanto generoso e ospitale… questo è
il sentimento che proviamo, ritornando a casa dall’avventura de La Paz.
Il giorno dopo del nostro arrivo, si presentano alla porta
di casa due donne, trafelate per il calore e la fatica: hanno camminato 10 km
per arrivare a Vilacaya, alla ricerca del parroco. Ma qui non c’è… hanno
bisogno di un documento dell’archivio parrocchiale, che da diversi anni si
trova in Puna, sede parrocchiale. Non ci abbiamo messo cinque minuti a realizzare
il piano: le offriamo pranzo, le portiamo con la jeep fino all’asfalto, dove
possono trovare mezzi pubblici per andare a Puna. Al ritorno, troviamo una
vecchietta sfinita, all’ombra di un arbusto. Ci fa segno di fermare, e così
facciamo: non parla castellano, ma Gabriella sfodera il blocco e ripete
pedestremente: “Come ti chiami?” in quechua, e la donnina risponde all’istante:
“Angela!”.
Ma… che ne abbiamo fatto della regola, di cui accennavo
all’inizio? Beh, a scuola dalla nostra
gente, abbiamo deciso di non considerarla più…
A scuola dalla gente
Reviewed by abconsolata
on
01:00
Rating:
Nessun commento: