Visita alla comunità di Mulahara
Mulahara è la comunità più vicina a Vilacaya, dopo 2 km e
mezzo di strada, ci passiamo davanti ogni volta che da casa nostra raggiungiamo
l’asfalto al Salitral. Spiccano l’edificio della scuola e al suo fianco una
colonna che regge una cisterna per l’acqua. Per il resto, ci sono poche case
raggruppate, una cappelletta che dà le spalle alla strada sterrata, e poi vari
sentieri che si diramano, e che rivelano la presenza di altre case, nascoste
dietro le colline.
la strada tra Vilacaya e Mulahara |
Un giorno, mentre dalla Chiesa mi dirigo verso casa, saluto
un gruppetto di donne, sedute sul marciapiede, e si avvicina una giovane, che
indossa un cappellino: mi chiede quando possiamo andare a Mulahara, a visitare
la comunità. Siccome non ho ben chiaro i nostri appuntamenti, la invito in
casa. Mi dice che verrà con la mamma, che è l’autorità della comunità.
Dopo poco arrivano le due: la giovane, che si chiama
Zenobia, ci spiega che sua mamma conosce poche parole di castellano, e parla
praticamente solo quechua. Ci invitano alla comunità per la settimana seguente,
e rimaniamo d’accordo che chiederemo al P. Mario di venire a celebrare la
Messa, se non ha altri impegni.
Grazie a Dio, il Padre può venire. Dico: “grazie a Dio”
perché ci rendiamo subito conto che la stragrande maggioranza delle persone
solo parla quechua: dicendo ai bimbi delle elementari di alzarsi, per cantare
un bans, non reagiscono, fino a quando Padre Mario li invita nell’idioma nativo.
Hai gruppo nutrito di donne, con il cappello di feltro a
tesa larga, caratteristico della zona potosina, e con l’aguayo posto sulla
schiena: alle volte porta un bambino, alle volte prodotti della terra, e poi le
autorità tradizionali vi ci mettono i bastoni, simbolo del capo.
I bambini presentano i segni di una condizione umile:
vestono roba sgualcita, abbastanza sporca (segno di mancanza di acqua,
piuttosto che di trascuratezza!). Però, nonostante la povertà patente, le
persone dimostrano una dignità che mi impressiona, e mi fa sentire orgogliosa della
mia gente.
Dopo la celebrazione, Catalina ci invita a casa sua, e ci
offre il meglio: mote (mais e fave bollite, che servono come pane), patate,
capretto e riso. Tutto in abbondanza. Non si può dire di no al piatto che la
gente serve, però è abituale mettere in una borsa di nylon quello che si
avanza, per portarlo a casa. E così facciamo, ringraziando Dio per i poveri,
che danno tutto quello che hanno, senza paura di rimanere senza.
Visita alla comunità di Mulahara
Reviewed by abconsolata
on
01:00
Rating:
Nessun commento: