Vento musicale
Vilacaya è un paesino molto silenzioso: più di una persona,
venendo dalla città, ci ha detto che il silenzio è tale che si fa sentire. Ed è
vero: non c’è luogo migliore per fare un ritiro in santa pace (sempre se non
bussano alla porta di continuo…).
Ogni tanto questo silenzio viene rotto dal vento che, quando
soffia arrabbiato, sembra che parli. Alle volte è il raglio di un mulo ad
infrangerlo, poche volte l’abbaiare di un cane (non so come mai, ma i cani da
noi sono anche loro molto silenziosi…).
La gente dei popoli originari è notoriamente taciturna, e
anche quando parla la voce non stona nel silenzio della natura, e questo è vero
anche per i quechua. Ma c’è un vento nel loro DNA, un vento musicale che
affiora in maniera molto naturale nei ragazzi come negli adulti: molte volte ho
descritto l’estro artistico della mia gente, oggi in particolare mi soffermo
sulla grande capacità musicale di suonare strumenti a fiato.
La quena (il flauto) e la zampoña (il flauto di pan) sono
strumenti musicali molto diffusi, e anche accessibili per il basso costo. Appassionata
di musica, ho comprato una zampoña, ma con scarsi risultati: sarà la mancanza
di tempo e di pazienza, o forse il mio fiato a 3000 metri fa cilecca, fatto sta
che molto presto l’ho esposta nella biblioteca come un soprammobile, e meno
male che ogni tanto qualche ragazzo la chiede in prestito per i numeri che
presentano a scuola. Non così per la gente: fin da piccolini si avvicinano a
questi strumenti, e poco per volta imparano, i più da autodidatta, ad esprimere
la miglior musica e i più vividi sentimenti. Ben venga il vento musicale per
esprimersi, soprattutto ai ragazzi più timidi o senza possibilità di grandi
spazi di condivisione.
Nelle feste delle piccole comunità, è facile trovare un
gruppetto formato da quenisti, e soprattutto da zampoñari che, accompagnati
dalla gran cassa e dal rullante, animano gli atti civici e le processioni
religiose. Il repertorio è vasto e l’esecuzione molto buona. Gli strumenti
hanno la loro epoca di uso: nel carnevale sono i flauti quadrati (il cui nome è
tarka) i protagonisti. La zampoña è più uno strumento dell’inverno: Padre Mario
ci raccontava che quest’ultima attira la gelata, elemento importante per
produrre il ch’uño, la patata disidrata tipica della cucina dell’Altipiano.
la tarqa che le sorelle mi hanno regalato al primo compleanno boliviano |
Del resto, la musica andina si fa riconoscere proprio dalla
presenza del flauto e del charango, la “chitarrina” di cui vi parlerò in altra
occasione. Generalmente sono i maschi a suonare, ma con la scuola tutti gli
studenti, anche le ragazze, sono invitati a sviluppare i propri talenti
musicali. Sempre mi ricorderò la tenacia e la costanza di Nancy nell’imparare a
suonare un brano alla zampoña, e sua sorella minore non ha voluto essere di
meno. Ci sono anche gruppi musicali di sole donne, che tra l’altro fanno musica
di qualità, ma generalmente l’esecuzione strumentale è in mano agli uomini,
mentre nel canto la presenza femminile è considerevole.
Corro con la mente a quei pomeriggi tranquilli, nei quali il
re Silenzio imperava incontrastato, e in lontananza qualcuno suonava una quena,
la cui musica si mise a ballare con il Sovrano, in perfetta armonia…
Vento musicale
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