La forza del sangue sparso
Quando si entra nella direzione della Scuola di Cristo di
Otavi colpisce sempre l’ordine e l’armonia: sicuramente, la direttrice Maura è
una delle dirigenti scolastiche più ordinate della Parrocchia. La seconda cosa
che richiama l’attenzione è una serie di quadri appesi alla parete di destra:
sono tutti eroi della storia boliviana, tra i quali spiccano Tupac Katari e la
sua compagna Bartolina Sisa.
l'eroe Tupac Katari |
I loro nomi sono molto ricordati oggi, perché ripresi dal
governo di Evo Morales in diversi contesti: Tupac Katari è il nome di battesimo
del primo satellite boliviano, il quale promette segnale di cellulare e
internet a tutto il vasto territorio nazionale, ma che per ora rimane un
progetto sulla carta, o meglio: girando nella sua orbita. Bartolina Sisa è il
nome di un gruppo sindacale di donne molto attivo e piuttosto agguerrito, le
cui affiliate sono comunemente chiamate “las bartolinas”.
Tupac Katari è un “partigiano” indigena del XVIII secolo,
che assedia la città de La Paz per lungo tempo e poi, cadendo nelle mani del
nemico, è squartato in quattro parti, da 4 cavalli legati ai suoi quattro arti.
Le sue ultime parole furono: “Volveré hecho millones” (ritornerò diventato
milioni). Questa frase leggendaria ha radici profonde nella cultura andina: i
morti – come lo sono gli Achachilas, gli antenati protettori – hanno in sé il
germe del futuro. La morte non è l’ultima e definitiva parola, bensì il germe
della nuova vita.
La forza del sangue sparso è evidente nelle offerte cruente:
il sangue della capra sgozzata è asperso, così come nella wilancha – il
sacrificio del lama – la gente si bagna con il sangue dell’animale sacrificato.
C’è allo stesso tempo un elemento di purificazione e di vita nel sangue. A me
ricorda tanto la ritualità dell’Antico Testamento, e il suo apice nel sangue
redentore di Cristo.
in Nohata, una signora offre una pecora sgozzata a San Bartolomeo |
Il popolo andino, oppresso da antichi e nuovi colonizzatori,
non ha mai perso la speranza in una nuova epoca, il Pachakuti: sicuramente per
secoli ha tenuto fede alla forza del sangue e del sacrificio umano, non si è
spaventato davanti alle morti ingiuste, anzi in esse ha visto il seme di una
nuova vita. Il governo di Evo Morales, primo presidente indigena di
Bolivia, è stato considerato da molti come un segno dell’inizio del
Pachakuti, il risultato della forza del sangue che, finalmente, ha fatto
germogliare una nuova era.
il sacrificio della wilancha, il più grande sacrificio |
C’è un altro aspetto, commentato in un libro di
antropologia, che in qualche modo spiega la violenza che affiora in determinati
momenti nella vita delle comunità quechua: famoso è il tinku di Macha, un paese
nel Nord di Potosí, dove, durante la festa della Croce in maggio, la gente
lotta e deve cadere sangue sulla terra. Ci sono altri momenti nelle feste
patronali in cui gruppi distinti si picchiano come orbi. Sono cose che agli
occhi di un non quechua non hanno molto significato. In un contesto totalmente differente,
quello della giustizia comunitaria, si arriva a pene corporali fino alla morte,
fino allo spargimento di sangue. Anche qui, sembra che il valore del sangue
versato abbia una vitalità e forza che riesce a superare alcune disarmonie
gravi: nella cosmovisione andina, tutto deve rimanere in equilibrio, e quando
questo si rompe, bisogna riparare e recuperare con il sangue di un animale, o
quando la gravità è grande, persino con il sangue di una persona.
E’ un valore ancestrale presente anche nella nostra storia:
i padri della Chiesa dicevano che il sangue dei martiri era seme di nuovi
cristiani, Gesù parla di dare la vita, e Lui in persona la offre: siamo alle
radici della sapienza originaria dell’umanità, alle volte ci pare così lontana,
eppure riaffiora in epoche e luoghi differenti.
La forza del sangue sparso
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