Fratello e sorella Pima
Li ho incontrati
e conosciuti la prima volta in Colombia, quando le sorelle degli Stati Uniti
parlavano di loro con tanto amore, come se fossero i loro figli. E da subito è
stato feeling. I Pima sono una tribù nativa dell’Arizona, con piccole presenze
nel nord del Messico. Agricoltori in terra semiarida, un po’ come i miei
quechua, hanno un rapporto profondo con il fiume Gila e il fiume Salt, sulle cui
sponde hanno sviluppato un’agricoltura con irrigazione.
Maestri
nell’intreccio del giunco, hanno raggiunto risultati esteticamente eccellenti:
cesti di tutte le forme e dimensioni, per tutti gli usi e anche per l’occhio
artista. Un simbolo forte di questa tribù è l’uomo nel labirinto, che
rappresenta la vita umana, fatta di percorsi fatti e disfatti, di progressi che
a volte sembrano retrocessi, e di retrocessi che illusoriamente ci distanziano
dal centro. Ma il Centro c’è, ed è la meta: lì ci sono i nostri sogni, ideali,
progetti. Lì è la casa di Dio, dove arriveremo.
I Pima vivevano
felici e contenti, nonostante la vita dura. I primi contatti con i bianchi sono
avvenuti nel secolo XVII, con missionari provenienti dal Messico. Poi un tempo
in cui gli stranieri non osavano entrare nella zona, a causa dei bellicosi
Apache (quegli indiani cattivi dei film western, avete presente?) e poi...
arrivano gli Yankee, i bianchi degli Stati Uniti, e iniziano i dolori. Ma non
subito: essendo un popolo molto laborioso, i Pima intensificano l’agricoltura
per vedere i prodotti ai bianchi di passaggio, sia militari, che persone di
passaggio, alla conquista del West.
Ma poi i bianchi
iniziano a fermarsi, sfortunatamente a monte del fiume. Costruiscono case,
coltivano campi e... costruiscono dighe per ottenere l’acqua per irrigare. Poco
per volta i fiumi Gila e Salt diminuiscono la portata, fino a prosciugarsi. Ed
è la fine. Il popolo cade inuna miseria terribile, molti sono costretti a
migrare e a fare la vita dei bianchi nelle città. Chi rimane nelle riserve –
perché quando arrivano gli Yankee, si limitano i territori degli indiani e si
rinchiudono in riserve – vive di stenti. Ma forse non è la fine...
I Pima non si
danno per vinti. Con l’aiuto di alcuni amici bianchi intraprendono una
battaglia legale contro gli Stati Uniti d’America. Ma lo pensate? Un processo
contro la potenza superpotente del mondo, loro... quei poveri indigeni
cenciosi, che la gente considera pigri, non degni del progresso della
nazione... Un secolo dura il processo, e alla fine: VINCONO! Come ha intitolato
splendidamente un giornale locale: “e per una volta, il finale è diverso dal
solito: vincono gli indiani”.
Fratello, sorella
Pima: la vostra storia mi commuove e mi riempie di rispetto verso di voi.
Ringrazio Dio che le mie sorelle degli Stati Uniti siano arrivati fino a voi, e
da quattro anni abitano nella riserva del fiume Gila. Ottima scelta! Spero che
possano darvi consolazione nelle tristezze e difficoltà, e soprattutto che
imparino da voi l’arte della vita e della resistenza.
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Fratello e sorella Pima
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