Anno pari, oggi sposi
Se è anno dispari, non mi sposo! Una curiosa
usanza quechua vuole che i matrimoni siano celebrati solo in anno pari. Ed in
effetti, l’anno 2013 ha visto un unico sposalizio in Vilacaya: quello dei
passanti della festa della Candelaria (per passare una festa, infatti, bisogna
aver contratto matrimonio cattolico, dice la tradizione).
gli unici sposi del 2013... |
Quest’anno siamo già a due matrimoni, e non è
poco per un territorio che conta in maggioranza nonni e bambini, e molti pochi
giovani. Suor Celestina, in Puna, ha dovuto barcamenarsi a preparare 10
matrimoni per due fine settimana di luglio. Immagino che in Potosí, dove la
concentrazione di popolazione è decisamente più alta, le parrocchie avranno
l’agenda piena di celebrazioni per tutto l’anno.
La cultura andina prevede due fasi della vita
familiare: la prima, chiamata servinakuy,
è un tempo di convivenza, riconosciuto dalla comunità, ma con un legame più
blando, però non meno serio: infatti, nei primi anni di vita coniugale nascono
i primi figli, i quali sono presenti al casarayku,
il matrimonio vero e proprio, che da sempre, nella cultura, è considerato
indissolubile.
Più o meno è ciò che succede in Europa da
qualche tempo, il sorgere, cioè, di unioni non suggellate dal rito ufficiale.
Qui nell’Altipiano, però, è solo una
fase della vita di coppia, che culmina con le nozze, non una circostanza
socio-economica-culturale instabile che spinge i giovani a non contrarre un
vincolo definitivo.
La festa si prepara in grande stile (qui la
festa è cosa seria, e sempre va ben fatta), e per questo si chiamano come
padrini del matrimonio un sacco di gente: ci sono i padrini degli anelli, i
padrini della torta, quelli dell’altare e della pignatta (che si rompe
all’uscita degli sposi dalla chiesa), e quelli che noi chiamiamo testimoni: i
padrini di religione (non è una funzione solo spirituale: questi, infatti,
pagano il certificato di matrimonio!) e così via.
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Gli sposi in genere sono persone che hanno
un’esperienza di molti anni di vita familiare: Sabina e Dante hanno 4 figli, e
si sono sposati in Vilacaya in luglio. Serapio e Melva hanno un figlio di 9
anni e uno di 5, sono una coppia ben affiatata, e splendidi padri di famiglia:
le loro nozze si sono celebrate il 12 luglio.
Tra i segni del sacramento ce ne sono due molto interessanti: una catena (che poi diventa una collana di due giri per la sposa) che viene messa ai due sposi i quali rimangono "incatenati" insieme. Quindi dodici monete, che si fanno suonare nella mano, per augurare prosperità alla famiglia.
Si capisce che il panorama pastorale cambia
molto in questo contesto culturale: anzitutto, il matrimonio non è all’inizio
di una convivenza, bensì dopo anni di vita di coppia ben corroborata. Il secondo
punto è un elemento in comune: sia la cultura quechua che la religione
cattolica considerano il matrimonio indissolubile, e non si tratta di una
“contaminazione” dei Conquistadores: fin dai tempi degli inkas le nozze
suggellano un vincolo definitivo; questo dovrebbe essere il punto di forza
della pastorale matrimoniale e di coppia, anche se non si è arrivati a una
inculturazione del matrimonio cattolico nella tradizione quechua.
Tra i segni del sacramento ce ne sono due molto interessanti: una catena (che poi diventa una collana di due giri per la sposa) che viene messa ai due sposi i quali rimangono "incatenati" insieme. Quindi dodici monete, che si fanno suonare nella mano, per augurare prosperità alla famiglia.
l'incatenamento degli sposi! |
Anno pari, oggi sposi
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