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Le strade di Moreno e dintorni

Mi sono ritrovata con una bolla gigante sotto il piede destro. Penso che sia circa un mezzo metro quadrato e mi brucia! Non è una novità, per me: quando fa caldo e cammino senza calze, con i sandali, mi accade frequentemente... Questo esordio non è per autocommiserarmi, è solo che questo dolorino mi ha fatto pensare al basso, a ciò che calpesto, e mi sono accorta che le strade che ho percorso in questi pochi giorni di Argentina, mi sanno dire molte cose.
Qui le vie sono dirittissime e pianeggiantissime: abituata alle salite e discese di Roma, Nepi e São Paulo, mi sono proprio meravigliata al cambio. Puoi camminare kilometri e l’unico dislivello che trovi è quello dei dossi artificiali per rallentare il traffico! L’Argentina è un paese che si estende in un enorme pianura, dall’oceano Atlantico fino ai piedi delle Ande. Questa grande distesa piatta permette alle città di svilupparsi in maniera molto regolare: perfette scacchiere, con le strade che si incrociano ad angolo retto. E’ una pacchia, basta sapere la direzione e, in un modo o nell’altro, zigzagando, arrivi dove devi arrivare.

Dimmi che marciapiede hai, e ti dirò chi sei
Anche i marciapiedi sono molto eloquenti, sapete? Ognuno deve pensare al marciapiede che si trova davanti alla propria abitazione, non è il comune, né tantomeno un’impresa, che si occupa della sua pavimentazione e manutenzione. Pertanto, è raro percorrere dieci metri sullo stesso tipo di pavimento. Ciò significa che bisogna camminare con un occhio sempre rivolto al suolo, per evitare cadute, a causa di dislivelli improvvisi. Però, armandosi di coraggio, e alzando l’altro occhio, si nota subito che qui vige la regola: “Dimmi che marciapiede hai, e ti dirò chi sei”. Cammino tre metri su terra e qualche pietra, davanti a una casa molto semplice, umile. Poi avanzo per dieci, venti metri su una pavimentazione super nuova e super bella, alzo gli occhi ed ecco, mi ritrovo davanti ad un portone automatico (sembra persino antiproiettile!),  circondato da filo spinato, per custodire una villona di qualche ricco della zona. Poi ci sono i bei marciapiedi davanti ai centri commerciali, anch’essi moderni come il design dei negozi, e quelli semplici e un po’ consumati dei piccoli negozi di verdura e oggettistica varia.

Dove non ci sono marciapiedi
Un’immagine, quella del marciapiede, che rappresenta in qualche modo la disparità nella società. Nella zona di Moreno dove abitiamo, però, non è così marcata la differenza sociale delle persone; se togliamo i pochi casi di ville ricchissime, le altre case sono più o meno semplici, senza tante diversità. Per vedere la reale disparità sociale di questa Argentina, è necessario spostarsi di pochi kilometri verso i barrios, quei luoghi che in Brasile si chiamano favelas, e qui vengono detti anche villas o villas miserias.
Si trovano alla periferia della periferia: le famiglie in cerca di lavoro si sono spostate dalle zone interne del paese verso la città, occupando terreni liberi e creando, a poco a poco, aree abitate molto vaste, con pochi servizi basici (manca una rete fognaria, per cui le acque di scolo  corrono per le strade), case fatiscenti e un futuro dall’orizzonte molto ridotto, anche se le villas sono in continua evoluzione: le famiglie si industriano a migliorare la propria situazione di vita, per cui alcune aree molto povere, con il tempo si sono evolute in quartiere semplici ma dignitosi.
Nei luoghi più poveri, non vi sono marciapiedi, solo strade polverose e rivoli di acqua sporca. Le persone camminano maneggiando telefonini di ultima generazione, altra contraddizione di questa globalizzazione che induce a consumare beni su beni, ma non si cura che tutti vivano realmente bene.
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