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Sergia: una storia chaqueña


Questa è una storia vera, solo nell’ultimo paragrafo, il riferimento al viaggio a Resistencia è un futuro probabile, visto che Maribel non ha ancora finito i suoi studi…

un umile casetta nella campagna

Sergia è una signora più o meno della mia età, forse 5-7 anni più di me, a cui la vita dell’Impenetrabile ha solcato sul viso tracce profonde: il sole potente, il lavoro duro del campo l’hanno consumata, così che appare una donna un po’ più vecchia di quello che è. In ogni caso, la sua esperienza di vita l’ha resa una donna profondamente matura, e questo al di là degli anni che possa tenere.
Viveva in una borgata isolatissima, lavorando la terra, senza paura della fatica e del sudore, e quando le forze mancavano, pensava alle sue due amate figlie, che il Signore le aveva regalato, che erano la sua ricchezza e per le quali voleva un futuro migliore.

una strada che collega le borgate isolate ad altri centri maggiori
Pur abitando dove il Diavolo aveva perso il poncho, e non vedendo nemmeno l’ombra di un prete durante tutto l’anno, Sergia aveva una spiritualità profonda e una fede grande nella Provvidenza. Ed ecco che un giorno, la Provvidenza si presentò nelle fattezze di un uomo, che arrivava solitario alla sua borgata: un tipo alto, magro, già di una certa età, carnagione abbastanza chiara e un marcato accento spagnolo, che si rivelava dopo poche parole.
“Dovresti venire a Comandancia Frías per dare alle tue figlie la possibilità di andare a scuola” disse l’uomo, che era un sacerdote e che a Comandancia risiedeva. Ma come fare?  Come vivere in Frías, dare da mangiare e da vestire alle sue piccole?
Il prete, che si chiamava Padre Severiano, aggiustò la questione abbastanza in fretta: invitò Sergia a lavorare al Centro del Minore, un’istituzione di aiuto per la popolazione aborigena e criolla di Comandancia Frías, che da lui era stata fortemente voluta. Non aveva la possibilità di darle uno stipendio, però la Provvidenza e la carità delle persone che nel Centro lavoravano, le dava ogni settimana cibo e vestiti per le sue figlie.

la cappellina della borgata El Triunfo
Come passano in fretta gli anni… Ormai le bimbe sono donne, che dalla madre hanno imparato l’importanza del lavoro e della fede nel Signore Gesù Cristo. Ora abitano in un ambiente totalmente differente: a Resistencia, capitale del Chaco, un ambiente urbano nel quale hanno potuto accedere all’Università e in cui possono allo stesso tempo studiare e lavorare senza dover percorrere grandi distanze. La più grande trova il tempo anche per dare catechismo ai piccoli del quartiere, un modo per condividere la fede semplice e allo stesso tempo solida, ereditata dalla madre.

Ora Sergia ha altre due bimbe piccole, e non vive più a Comandancia, ma ci ritorna volentieri, perché lì ci sono tanti bei ricordi e amici da ritrovare. E’ pronta per un viaggio piuttosto lungo, che la porterà dapprima a Castelli, 300 km di sterrato, e poi parecchie ore di pullman fino a Resistencia. Guarda le scarpe nuove, che ha comprato ieri: “Qué locura!” (che pazzia!) pensa tra sé, sorridendo: scarpe di cuoio con i tacchi, lei che è abituata ad usare alpargatas (semplice calzatura, tipica dell’Argentina)… Ma l’occasione lo richiede: Maribel, la sua figlia maggiore, dopo domani riceverà la laurea in Giurisprudenza! Più ci pensa, e più ringrazia il Signore… il cammino è stato lungo per arrivare fino a lì, un po’ come le interminabili strade della campagna chaqueña, ma ce l’hanno fatta, tutte insieme, e con l’aiuto del Signore. A proposito, è già tardi: Antonela e Rut devono andare a coricarsi, ma prima diranno con la dolce mamma le preghiere della sera, e così, poco a poco, impareranno anche il “Ti adoro” della notte, che faticano a far entrare nella loro testolina, e canteranno tutte e tre un canto del libricino che le suore hanno loro regalato gentilmente, in una delle ultime visite a Comandancia Frías… 
Sergia: una storia chaqueña Sergia: una storia chaqueña Reviewed by abconsolata on 09:44 Rating: 5

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