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La famiglia potosina, tra sorrisi e lacrime

“Hermanas, venite a casa nostra, quando dovete pernottare in Potosí: c’è posto per tutte!”
Abbiamo ascoltato questo ritornello molte volte, tutte le volte che, incontrando una suora, ci dava il benvenuto e apriva le porte di casa sua. Ho già scritto dell’incredibile ospitalità dei boliviani (vedi post “A scuola dalla gente”), e nell’ambito della Chiesa potosina, questa si vive in una maniera unica, che alimenta la fraternità tra religiosi, religiose e clero diocesano. Una grande famiglia, dove si gode la amicizia e l’appoggio mutuo.

il centro El Molino, durante l'incontro della Zona Centro 
Famiglia con il sorriso
Martedì Santo 2013: il vescovo Mons. Ricardo (il primo a esercitare una ospitalità sopraffina, e a vivere la fraternità) invita i sacerdoti diocesani e le comunità religiose per il pranzo, nel pomeriggio ci saremo poi incontrati per celebrare la Messa Crismale. Un clima di festa e di grande amicizia tra tutti, sorrisi e sane risate. Le Carmelitane, che non sono presenti perché sono monache di clausura, si fanno sentire regalando ad ogni sacerdote le ostie che loro stesse producono, e donando per il sorteggio una casula da loro confezionata. Alla fine del pranzo, suor Andrea e suor Giusy invitano tutti per il Primo di Maggio nella loro casa di Azangaro.

la Cattedrale di Potosì
Famiglia con le lacrime
Primo Maggio 2013: sono passati meno di due mesi dall’incontro nella curia vescovile, eppure di cose ne sono successe molte, e gravi. Una serie di furti nelle ricche chiese potosine, che possiedono un tesoro di oro e argento immenso, segno della devozione dei cristiani ai loro santi patroni, coinvolge la Grande Famiglia della Chiesa potosina non solo economicamente, ma anche giuridicamente. Padre Pedro, parroco di Tinguipaya, viene arrestato come responsabile dei furti nella sua parrocchia. Lo incarcerano senza uno straccio di prova, e usano i mezzi di comunicazione per distruggerlo, con la diffamazione.
Ci ritroviamo in Azangaro, gli animi sono un poco sotto tono. Durante la Messa, il Padre Marco, vicario generale della diocesi, spiega un poco l’evolversi della situazione, ancora molto incerta, e tutti ci affidiamo alla grazia del Signore Gesù. Ciononostante l’aria che si respira è sempre la stessa: una grande fraternità che non si lascia vincere dalle condizioni avverse.
Proprio come in una vera famiglia: nelle gioie, nei dolori, tra sorrisi e lacrime, è sempre famiglia.

le suore di Puna, delle vere sorelle per noi Missionarie della Consolata
P.S.: il Padre Pedro è stato liberato solo a inizio giugno, ed ora vive agli arresti domiciliari, in attesa del giudizio definitivo. Nel frattempo, un altro sacerdote della diocesi, piuttosto anziano, è stato denunciato e posto a giudizio con la stessa accusa. Ma la reazione della gente ha fatto sì che gli concedessero subito gli arresti domiciliari, per un presupposto crimine, anche qui senza uno straccio di prova.


l'incontro dei religiosi della Diocesi, nella nostra casa in giugno.
Tra le varie congregazioni si vive bene la fraternità

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