Acqua? Mana kanchu
I bimbi di Santa Ana colorano un disegno in bianco a e nero,
che rappresenta un pastore dell’altipiano andino con i suoi lama. Usano colori
vivi per i vestiti, ma per il paesaggio scelgono prevalentemente il marrone.
Questa scelta colpisce il mio stereotipo, della serie: “cielo azzurro e prati
verdi”. Ma hanno ragione loro: guardo fuori dalla finestra e vedo montagne
aride, alberi senza foglie, pietre marroni. Siamo in pieno inverno, ormai sono
mesi che non piove, e le gelate notturne hanno accelerato il processo che ha
portato a questo paesaggio marrone: l’erba verde si è seccata per la mancanza
di acqua e per il gelo notturno.
tipico paesaggio marrone |
Avventure acquatiche
Quando siamo arrivate, in febbraio, quasi tutti i giorni
arrivava un temporale. Il paesaggio era verde (quasi come il mio stereotipo
paesaggistico) e alle volte l’acqua, abbondante e repentina, inondava i fiumi,
generalmente asciutti.
Per arrivare a Vilacaya bisogna attraversarne uno abbastanza
largo. In un pomeriggio piovoso, abbiamo dovuto aspettare mezz’ora che si
abbassasse il livello dell’acqua, per poi guadarlo pian pianino. Dopo poche
settimane, l’autista del pulmino del trasporto pubblico ha fatto una corsa
contro il tempo e l’acqua: l’abbiamo vista arrivare, a tutta furia, e lui ha
iniziato ad accelerare: abbiamo attraversato il fiume all’asciutto, quasi un
Mar Rosso del XXI secolo!
In marzo le piogge sono scomparse, e le nostre avventure
acquatiche sono rimaste un ricordo…
il fiume che non ci ha lasciate passare |
In cerca d’acqua
"Mana kanchu!" è la prima espressione in quechua che ho imparato. Significa: "Non c'è!"
Non c'è frase più adeguata per definire la situazione idrica da queste parti: acqua? MANA KANCHU!
L’altipiano andino è arido, ed il problema dell’acqua è una
preoccupazione per tutti. In alcune comunità della nostra parrocchia ci sono
alcune sorgenti, o ruscelli che perdurano con un filo d’acqua tutto l’anno. In
questo caso la gente dice: “Oh, sì! Noi abbiamo molta acqua!”. Ma per Vilacaya
la situazione è più problematica.
La Caritas Diocesana si sta impegnando in un progetto per
far arrivare più acqua al paese, ma la situazione è critica: molte sorgenti si
stanno prosciugando, così come le perforazioni fatte in alcune comunità. La
desertificazione è un problema reale. Allora ci siamo chieste, noi suore:
perché non investire in cisterne di raccolta dell’acqua piovana? In casa ne
abbiamo una, costruita dalle suore che ci hanno preceduto in Vilacaya, e
veramente è un aiuto grandissimo per tutto l’anno. Ora, in collaborazione con
le autorità competenti della scuola, siamo impegnate per la costruzione di una
cisterna che raccolga la pioggia che cade dalla tettoia che copre il campo da
basket.
Una cisterna di 15000 litri che permetta ai giovani della
scuola di tenere l’acqua a portata di mano, e non dover recarsi al fiume più
volte al giorno, perdendo il tempo prezioso dello studio.
La lotta contro la siccità è iniziata, e che Dio benedica
tutti i nostri sforzi…
Acqua? Mana kanchu
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