Zenobio e la giustizia comunitaria
Stiamo terminando di pregare le
Lodi della mattina, quando sentiamo la campana della chiesa suonare. “Sarà
morto qualcuno?” ci chiediamo. Usciamo alla piazza per vedere che succede:
incontriamo Adela che ci dice: “Il Corregidor ha convocato la comunità!”.
Andiamo a vedere.
Nel corregimiento troviamo
Zenobio legato mani e piedi, e un gruppo grande di persone che si affacciano
alla porta.
“Non se ne può più, hernana! Sono
anni che non ci lascia in pace!”.
vista panoramica di Vilacaya, dal colle del Calvario |
Zenobio è un giovane uomo di 30
anni: fisico atletico, e molta forza nelle braccia. Sovente si ubriaca, e perde
il controllo. In effetti, anche il giorno anteriore era entrato nel ritiro dei
professori che stavamo guidando, disturbando l’assemblea.
Poco a poco, uomini e donne
entrano nella sala, e uno per volta prendono la parola: chi esprime il suo
disagio per il comportamento di Zenobio, chi piange, chi esprime rabbia e c’è
pure chi, con molta calma, cerca di farlo ragionare e gli promette di aiutarlo,
perché possa cambiare.
E’ molto interessante constatare
come la comunità si fa maestra e cerca di correggere chi ha sbagliato. Seguono,
tradizionalmente, due tipo di sanzioni: una multa da pagare in denaro e con
lavoro gratuito, e la punizione corporale, con la frusta (che è simbolo
dell’autorità nel mondo quechua).
Il tempo passa, aspettando che
arrivi la Polizia. Ciascuno prende la parola e si rivolge a Zenobio. Alcuni lo
minacciano sottilmente: “Se continui così, come fai da molti anni, attenzione
che possiamo arrivare alla giustizia comunitaria…”
la parrocchia vista dal portico del Corregimiento |
Giustizia comunitaria
Con questo termine si indica la
giustizia “fai da te” che da un po’ di tempo il governo appoggia, anche se non
ufficialmente. In Tres Cruces, a 20 km da Vilacaya, in giugno hanno bruciato
vivi due ragazzi che avevano rubato un pulmino e ucciso il proprietario. Si
racconta di esecuzioni molto crude, come seppellire vivo lo stupratore, o
lasciar cadere da un dirupo, dentro un pneumatico incendiato, il colpevole. La
chiamano giustizia comunitaria, in realtà si tratta di semplici linciaggi.
Molti ci dicono: “No, Hermanas: questa non è giustizia comunitaria! E’ solo
violenza e odio…”
Zenobio adesso si trova nella
prigione di Puna, in attesa di una decisione per la sua vita. Preghiamo che
possa entrare in un centro di disintossicazione, che lo accompagni psicologicamente, perché la sua vita è stata
molto dura, ed oggi giorno è semplicemente un uomo solo, che quando si ubriaca,
molesta tutti gli abitanti della piccola Vilacaya.
Zenobio e la giustizia comunitaria
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