La festa della reciprocitá
Ayni è una categoria culturale quechua molto importante e forse una delle
più conosciute. La sua traduzione abituale è reciprocità, anche se – come spesso avviene nelle traduzioni –
racchiudere in un’unica parola tutte le sfumature del suo profondo significato
è quasi impossibile.
La festa è – a sua volta – un elemento sociale
e culturale centrale nella vita contadina quechua (per questo, ve ne sarete
accorti, in questo blog molte volte si parla del tempo festivo), ed è proprio
nella festa che l’ayni si esprime in
maniera trasparente e luminosa.
Già abbiamo detto che “passare una festa” è un
atto pubblico che tutti gli uomini dovrebbero fare almeno una volta nella vita,
oltre a dare il servizio dell’autorità. Il passante provvede a tutto il
necessario per la festa: il cibo, abbondante e per tutti; il vestito nuovo del
Santo, candele, fiori e apparati vari per la funzione religiosa; musica
(oggigiorno si chiamano gruppi elettronici che fanno tremare i vetri delle case
del paese, con le loro enormi casse dei bassi… e grazie a Dio qualcuno chiama
ancora gli zampoñaris, che suonano il flauto andino…); oggetti/ricordo della
festa (per esempio l’immagine del Santo, oltre a eleganti e cari inviti alla
festa). Per poter finanziare un tale evento, alle volte una famiglia lavora
due/tre anni, con continui straordinari o lavoretti extra, e tutto si spende in
tre, quattro giorni di festa, lasciando poi i passanti poveri come prima, o
alle volte anche più di più.
E’ difficile trovare la logica di tutto
questo, al di fuori della categoria dell’ayni: lo spiega con parole semplici
Padre Simon Pedro Arnold, benedettino belga che vive nell’altipiano da 30 anni,
un conoscitore e un amante di questa cultura: “Spendo tutto quello che ho per
una festa, ma non mi preoccupo, perché il prossimo anno sarò povero come prima,
però un altro passerà la festa e mi darà con abbondanza. Questo è l’ayni!”. La
festa produce una circolazione di beni: una logica contraria all’accumulo
personale, che di fatto è abbastanza combattuto dalla comunità: quando un
individuo si arricchisce troppo e si trova al di sopra degli altri, proprio a
questo si chiede di passare la festa, affinché il suo accumulo sia almeno in
parte condiviso, oltre ad altre tecniche di boicottaggio del selfmade man.
L'ayni del passante sembra, in realtà, una reciprocità unidirezionale, dal passante alla gente, che lascia vedere la reciprocità solo negli anni. Però lo stesso passante è destinatario di ayni: parenti e famigliari collaborano con il lavoro manuale ed economico alla organizzazione della festa, e gli invitati fanno il tipaku: appendono alla sua giaccia banconote di vario valore con degli spilli, per dire la loro collaborazione alle spese. Un circolo (l'ayni è ben rappresentata da un circolo) che si chiude e si apre, e si protrae nelñ tempo.
la psante del niño Jesús añña festa della Candelaria |
L'ayni del passante sembra, in realtà, una reciprocità unidirezionale, dal passante alla gente, che lascia vedere la reciprocità solo negli anni. Però lo stesso passante è destinatario di ayni: parenti e famigliari collaborano con il lavoro manuale ed economico alla organizzazione della festa, e gli invitati fanno il tipaku: appendono alla sua giaccia banconote di vario valore con degli spilli, per dire la loro collaborazione alle spese. Un circolo (l'ayni è ben rappresentata da un circolo) che si chiude e si apre, e si protrae nelñ tempo.
Nei libri si legge che l’ayni è l’elemento che
regge l’intera realtà: il cosmo, le relazioni... una reciprocità nella
complementarietà dell’elemento femminile e maschile. Non credo che la mia gente
sia al corrente di tutto questo: penso alle donne che sono continuamente
schiacciate dalla violenza del padre o del marito… Però l’ayni della festa,
grazie a Dio, questo sì fa felice ogni persona che, nel momento festivo, può
per un attimo lasciare la dura vita di tutti i giorni, e godere dell’abbondanza
del banchetto. Un po’ come il profeta Isaia si immagina la festa dell’incontro
con Dio (leggi Isaia 25)
La festa della reciprocitá
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