La musica che unisce
Stavo parlando
con il mio prof Fernando sull’incontro delle culture, che non necessariamente è
sempre uno scontro: ci sono incontri, prestiti e nuove costruzioni. Si tratta
di relazioni, e allora ciascuno applichi le proprie esperienze relazionali
anche all’incontro culturale, e ci sarà una gamma ampia di colori e sfumature,
tante quante sono le persone.
Il mio pensiero è
andato direttamente alla Madonna del Cerro, emblema di Potosì: già vi avevo
parlato di questo qualche anno fa (qui), si tratta di un dipinto su tela dove
il Cerro Rico prende le forme di una donna: la si può vedere come la Pachamama
e allo stesso tempo come la Madonna. Non voglio presentarvi il mio pensiero
eretico, che poco per volta sta prendendo forma in me... oggi mi soffermo
sull’incontro interculturale nell’arte.
Se in Potosì l’arrivo
degli spagnoli significò molta sofferenza, così come in tante parti d’America,
è pur vero che nell’arte ci fu da subito un incontro. I maestri artisti
d’Europa (si dice che la Chiesa mandò i migliori artisti religiosi dell’epoca
per parlare di Dio nell’arte) e i finissimi artisti quechua hanno dipinto
quadri che a prima vista sono come i tanti appesi nei musei europei, con scene
evangeliche o rappresentanti la Corona spagnola. Ma lo stile è unico, perché
comprende l’arte nativa e l’arte spagnola. E’ stato molto interessante scoprire
che nella musica – la mia arte amica – è successo la stessa cosa.
Nelle riduzioni
gesuitiche, compositori locali hanno creato opere classiche secondo i canoni
occidentali. Molte volte si dice che la musica indigena era disprezzata, e che
strumenti come la quena e il charango non erano suonati se non dalle classi
popolari indigene, fino alla loro scoperta internazionale negli anni Settanta
del XX secolo. Ma non è tutto così...
Alvaro, un musico
antropologo, ci da una conferenza, e ci fa ascoltare brani che – è vero – sono
interpretati da orchestre e bande allo stile europeo, però che nei ritmi e
nelle scale sorprendono per lo stile che oggi conosciamo come “andino”. “E
questa musica” dice Alvaro “era la musica ascoltata da tutti, suonata nelle
piazze e nelle balere. Pensate al potere di unione che ha”.
Le sue parole
arrivano dirette al cuore: in questi tempi ho ripreso per la mano la musica,
amica di sempre. Ho composto, ho suonato. La musica tocca corde e fa vibrare
parti dell’essere come nessun’altra cosa. In qualche modo, tornare alla musica
ha ravvivato qualcosa in me, sepolto sotto cenere. E in più, mi ha ricollegato
ad amici cari e distanti, con i quali ho vissuto emozioni e realizzato sogni
importanti.
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gli amici di Amando nel mondo |
La musica unisce.
Unisce le culture e da coesione ad una società plurietnica. Unisce con
vibrazioni che vengono dal profondo.
La musica che unisce
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