Guarda, vedi, tocca, annusa, gusta la missione!

¡Formosa!


In questa carrellata di articoli sulla mia esperienza in terra formoseña, inizio dal fondo, cioè dalla visita alla capitale Formosa. Non perché voglia abusare del flash back (anche se mi piace usarlo nei miei scritti!) ma perché questa città è stata il primo luogo in cui sono attraccati gli immigrati europei in cerca di terre, a fine XIX secolo…

buttate l'occhio nell'estremo nord, e troverete Formosa


La parola formosa in castellano significa bella: questo è il nome che si è meritata, a fine Ottocento, un’insenatura del rio Paraguay particolarmente ricca per la sua natura, ed è in questo luogo che è sorto il primo insediamento di popolazione non Nativa.
Il fiume Paraguay scorre placido: è abbastanza largo, ma non troppo: si vede bene la riva opposta, già territorio paraguaio. Alla dogana, sulle rive del fiume, una fila non tanto lunga di persone attende il controllo dei documenti: stanno per attraversare il fiume in barca e toccare suolo non argentino. Il movimento qui è sempre grande, perché in Paraguay i prodotti di mercato costano meno, quindi è un affare “sdoganare”. Non parliamo poi di tutto il traffico clandestino… anche quando ero in Brasile l’aggettivo “paraguaio” si dava a cose di basso costo, spesso contrabbandate! Il sole riflette i suoi raggi sull’acqua tranquilla e mi costringe a scattare un sacco di foto ai suoi giochi di luce. Qui tutto è iniziato, o meglio: è iniziato l’ultimo capitolo della storia di Formosa.  

il fiume Paraguay e la riva paraguaia

Questa regione, all’estremo nord dell’Argentina, era considerata terra di “nessuno”, dove con questo termine si voleva dire che non c’era alcuna persona, oltre agli aborigeni, che purtroppo non erano considerati cittadini argentini (per non dire che erano perseguitati).
Un gruppo di immigrati, arrivati al porto di Buenos Aires, in cerca di un destino migliore rispetto alla situazione vissuta nel regno Austro-ungarico, avevano accettato la proposta dello stesso governo argentino di spostarsi all’interno del paese e coltivare la terra. Erano trentini, veneti, istriani e croati. Risalendo in barca il fiume Paraná, quindi il Paraguay, si sono fermati in questo luogo e da lì hanno iniziato la “conquista del West”: spostandosi, insieme alla ferrovia, verso ovest, hanno popolato l’ampia regione in colonie. Tutto molto simile alla conquista del west degli Stati Uniti, raccontata dai film western, non vi pare? 



La provincia a “strati geologici”
Formosa è una provincia di frontiera: ha la forma di un trapezio coricato su uno dei suoi lati obliqui, ed è delimitata da tre fiumi: a sud il Bermejo la divide dalla provincia del Chaco, a est il Paraguay e a nord il Pilcomayo la dividono dal Paraguay, mentre il confine occidentale è chiaramente stato disegnato a tavolino, per la sua visibile “rettitudine”, e la divide dalla provincia di Salta.
Vorrei usare l’immagine di una roccia che presenta vari strati geologici, distinte sedimentazioni di minerale, e che le danno caratteristiche striature… Ad un occhio un po’ attento, guardandosi attorno e osservando i visi delle persone, si possono rintracciare diverse epoche della provincia, che si sono susseguite e sovrapposte, a volte seppellendo!
Bene, bando alle ciance e ciancio alla bande, ora cerco di essere un po’ più chiara: la presenza aborigena è raggruppata in riserve/colonie, e non si è mescolata con altre etnie. I Nativi presenti in Formosa sono Pilagá, Toba e Wichi. Poco prima che arrivassero gli europei, si era svolta la vergognosa campagna del Deserto, nella quale in governo argentino aveva combattuto contro gli aborigeni relegandoli ai margini del paese. Pilagá, Toba e Wichi sono scappati al nord del paese, nell’impenetrabile del Chaco e in Formosa. Personalmente ho visitato la colonia aborigena di Bartolomé de las Casas, abitata da Pilagá e Toba, mentre a Las Lomitas abbiamo incontrato Wichi nella città, probabilmente venuti a far compere dalla vicina colonia. Questa realtà indigena è come lo strato più antico della roccia/Formosa, una realtà di cui non sono rimaste che tracce limitate e ben delimitate nella riserve.

un uomo Toba a Bartolomé de las Casas

Come secondo strato della realtà formoseña, ci sono i criollos, nati dall’incontro tra donne indigene e spagnoli. Generalmente queste unioni erano illegittime, e i figli nati da questi incontri non accedevano all’eredità dei padri. Vivevano pertanto ai margini, lavorando nella campagna e nell’allevamento del bestiame. Nasce una figura caratteristica: il gaucho, simile ma non totalmente uguale al cow boy degli Stati Uniti. Il gaucho passa buona parte del suo tempo cavalcando il suo cavallo, spostandosi continuamente: la sua occupazione principale è la transumanza dei bovini, oltre che l’addomesticamento dei cavalli e saltuari lavori nella fattoria. Generalmente non usa la pistola: il gaucho armeggia il coltello e con esso si cimenta nei duelli con i propri avversari. I criollos hanno grande arte nella liberazione del paese dalla corona spagnola: sono essi che sognano una nuova nazione dove finalmente vedere rispettati i propri diritti. I discendenti degli spagnoli, infatti, avevano grandi vantaggi dal sistema coloniale. Il gaucho con il tempo si è convertito in “paisano”, lasciando la vita nomade per stabilirsi nei villaggi.
Il terzo strato della roccia/Formosa, il più recente, è formato da quelle persone di pelle bianca, a volte con gli occhi chiari, che mangiano pane e pizza a volontà: sono i discendenti degli europei, venuti a fine XIX-inizio XX secolo. Nel Novecento si sono rifugiati in Formosa anche molti paraguagi, che fuggivano dalla guerra civile. Essi hanno lasciato un’impronta culturale profonda, con la diffusione della lingua guaraní (lingua ufficiale del Paraguay, insieme allo spagnolo), piatti tipici come il locro e la sopa paraguaya e il tereré (mate freddo).

Formosa per la Consolata
QUando si parla della provincia di Formosa nella storia dei nostri Istituti Missionari della Consolata, significa riferisi ai primordi della nostra presenza in Argentina. A dirla tutta le suore sono venute in questo paese rispondendo alla richiesta del vescovo di Resistencia - a cui all'epoca corrispondeva questo territorio - che sognava una presenza missionaria che si occupasse della presenza aborigena. Le prime sorelle arrivarono nel 1951, mentre i missionari erano presenti in Pirané già dal 1948.  Col tempo le attività si concentrarono nell'educazione, nella promozione della donna e nell'area della salute. Si crearono gruppi itineranti che visitavano le colonie sparse nel territorio. Gli inizi furono vissuti in estrema povertà, e continuati fino ad oggi in uno stile molto semplice. I missionari non sono più presenti nella provincia, mentre noi sorelle abbiamo ancora la comunità di Palo Santo. Nel 1957 Formosa è stata eretta diocesi, e comprende tutto il territorio della provincia. 
la cattedrale di Formosa


¡Formosa! ¡Formosa! Reviewed by abconsolata on 21:29 Rating: 5

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