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Mendoza: geografia esperienziale attraverso i sensi


Invece di cercare a destra e manca informazioni su Mendoza, provo a raccontarvi questa regione, così diversa da Buenos Aires, attraverso l’esperienza vissuta e le cose sentite attraverso i sensi.

Verso la montagna
“Il territorio della città si sviluppa tra i 700 e i 900 metri” dice il prof del campo scuola, mentre saliamo su una collina, dalla quale vediamo il centro urbano, immerso nella foschia e nello smog. Poi mostra una montagna alla nostra sinistra:
“Questa arriva a 1700 metri di altezza” ci informa. Siamo sulle pre-pre Ande. Al fondo, sull’orizzonte occidentale, si stagliano i pendii di quella che è la reale Precordigliera, molte volte immersa nelle nubi. L’Aconcagua è la cima simbolo di Mendoza, e supera i 6.000 metri di altezza.
Si arriva a Mendoza pensando di trovarsi alla stessa altezza di Buenos Aires: nel viaggio non si percepisce la salita, che pure c’è: siamo saliti gradualmente di circa 800 metri lungo i 1000 km di tragitto.






Quasi un fuso
La scuola inizia presto, alle 7,30. E’ ancora notte, praticamente! A Buenos Aires preghiamo alle 7,15 e il cielo è già chiaro… La differenza è grande, lo si nota da subito. Il TG della mattina dà notizia del sorgere e tramontare della luna e del sole: “Il sole sorge alle 7,54…”
Ci troviamo, infatti, a 1000 km ovest dalla costa atlantica. Parlando con le sorelle mi dicono che per un tempo hanno provato a cambiare l’orario, per “aggiustare” questa differenza, ma non è risultato pratico. Il Cile – che si trova a poche centinaia di km - e così la Bolivia - che si trova a nord di Mendoza - hanno infatti un fuso orario differente.

autunno mendocino: cielo blu e pampini colorati


Clima secco
“L’umidità della zona orientale difficilmente arriva da noi, che la riceviamo dal Pacifico…” il meteorologo delle 7.00 della mattina si prolunga a spiegare la situazione climatica di Mendoza. Mentre facciamo colazione un po’ assonnate, lo seguiamo nei suoi discorsi, sapendo dove va a parare: il clima secco non porterà la pioggia, che invece appare qui e là nelle province atlantiche.
Sento la gola secca, e ho bisogno di bere frequentemente: questo è il clima di Mendoza! Secco, generalmente, e con scarse precipitazioni. Basta uscire dalla zona urbana per capire che siamo in un ambiente arido: la terra secca, gli arbusti che sfidano la siccità e hanno il coraggio di far germogliare piccole foglie. Ma di questo ambiente naturale vi parlerò in un altro post :-)

L’impronta dell’uomo
Nonostante questo clima semidesertico, Mendoza è una città molto verde, ed è famosa per i suoi vigneti e gli olivi.
“Non è che non ci sia l’acqua” ci spiega la prof del campo scuola, mentre attraversiamo un piccolo ruscelletto “è che penetra nel terreno e si raccoglie in vene sotterranee…”
Attraversiamo in macchina un ponte, l’unico fino ad ora che abbia visto: scavalca un canale artificiale, uno dei cinque che attorniano la città di Mendoza, e che riforniscono di acqua altri canaletti minori, che costeggiano ogni strada.
L’acqua viene dalle Ande, e il popolo nativo Huarpe si ingegnò nei secoli a realizzare una efficientissima rete di canali, che hanno fatto della città un’oasi verde in mezzo a collinette brulle. L’impronta dell’uomo, in questo caso, ha reso il deserto un giardino :-)


la colonia "Papagallos": un'oasi verde nell'arido paesaggio preandino


La città degli alberi
Non ho mai visto una città con tanti alberi: ogni strada è un viale alberato, con piante alte che trovano l’acqua nelle acequias, i canali (le bialere in piemontese) che costeggiano i lati delle vie. Alcuni sono realmente alti e possenti. Ma… non fanno danno? Altroché! Quando sono arrivata, in casa non c’era acqua perché una radice aveva spaccato un tubo maestro della rete idrica…
La più alta espressione dell’alberosità mendocina è il Parque San Martín. Ideato e realizzato circa 90 anni fa come “medicina” per la cittadinanza, il parco è un’estesa superficie di verde, il polmone della città, pensato proprio per la salute degli abitanti. Gli alberi sono quasi tutte specie europee, o comunque non autoctone. Uno dei prof del campo scuola ci ha spiegato che la vegetazione locale non supera i due metri di altezza. Nel parco invece ci sono viali “a tema”, cioè in ogni strada è stato piantato un tipo diverso: ci sono eucalipti, palme… ed un bellissimo laghetto, che riflette come un bravo artista il verde attorno a sé.
La colonia Papagallos in cui abbiamo passato i giorni del campo scuola è un’isola verde nelle colline brulle. E’stato uno dei “luoghi prova” in cui, piantando alcune specie di alberi non autoctoni, si è verificata la loro compatibilità con il clima della regione. Alcuni si sono ben adattati, altri no, orientando così la scelta delle specie da piantare nel Parque San Martín.

il laghetto del Parque San Martín

Tremori
Ci svegliamo la mattina di martedì 17 aprile con la domanda: “Hai sentito?” Nella notte c’è stato un terremoto, con epicentro in Cile. E’ abbastanza comune qui, Mendoza è zona sismica, e le case in genere sono costruite secondo le tecniche antisismiche. La città ha una fondazione antica (XVI sec.), tuttavia l’attuale è recente, perché un violento terremoto nel XIX sec ha raso al suolo il centro. E’ stato deciso di ricostruirla in un altro luogo, non tanto lontano, mentre sono state lasciate le rovine della vecchia città in un luogo non distante da casa nostra.

Un po’ di storia
La mia prof di castellano, Susana, sogna di andare a Mendoza per conoscere i luoghi in cui il generale San Martín ha iniziato la sua memorabile impresa: dopo aver contribuito alla liberazione dell’Argentina dalle truppe fedeli alla corona spagnola, eccolo che prepara l’esercito delle Ande,  con il contributo di tutti i mendocini, uomini e donne, scavalca le Ande e libera il Cile e il Perù.

con suor María Rosa e suor Cristiana davanti al monumento
all'Esercito delle Ande

Non c’è paese o città che non gli abbia dedicato o la piazza centrale, o un corso importante: è uno degli eroi nazionali, forse il più importante. Mendoza gli ha dedicato un monumento maestoso sul “Cerro de la gloria”. Si erge sulla cima della collina: una struttura di pietra che ospita varie realizzazioni bronzee che raffigurano alcune scene di cui i mendocini vanno fieri: la partecipazione popolare alla costituzione dell’esercito delle Ande, con lavoro artigianale, donazioni: le donne consegnano i propri gioielli per contribuire all’opera. Al centro si staglia la figura decisa e allo stesso tempo pacata del generale San Martín, il cui cavallo pare scalpitare e nitrire, quasi che la forza del condottiero sia stata raffigurata nella possenza dell’animale. E mi ricordo degli occhi luccicanti e pieni di ammirazione di Susana...

il generale San Martín - particolare del monumento

Mendoza ha una storia non solo lunga, ma anche significativa per il sentimento nazionale e latino americano.

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