Guarda, vedi, tocca, annusa, gusta la missione!

Pajoté!

Sono silenziosi come la natura dell’Impenetrabile, anzi: sono una parte di questa natura. E quando aprono la bocca per comunicare, non rompono questo silenzio, così come i cardinali, che cinguettando sugli arbusti, non emettono un suono fuori dal contesto. Si tratta di un tutto armonico, che la nostra società moderna ha smarrito, diventando antagonista della natura. Noi facciamo uno sforzo per preservare la natura, come se fosse un vicino di casa che tentiamo di non disturbare più di tanto, mentre qui si abita la stessa casa...

uno studente wichi legge nella sua lingua madre una riflessione,
nel giorno della Festa Patria, il 25 maggio, nella scuola locale.
Da alcuni anni i wichi hanno ottenuto che l'educazione sia bilingue: wichi e castellano
I Wichi, come molti popoli nativi dell’America, non alzano la voce. Al contrario, parlano tanto piano, che bisogna alzare bene le antenne per captare le poche parole che riferiscono. Penso che non sia solo la mia impressione: il primo impatto è abbastanza duro. Sembra di parlare di fronte a un muro: non danno a vedere emozioni, le risposte alle domande sono evasive, difficilmente prendono l’iniziativa di parlare per primi.

Le donne bussano alla nostra porta, le facciamo entrare. Dopo abbastanza tempo in silenzio, al massimo rispondendo a monosillabi alle domande “rompighiaccio”, si muovono, sempre silenziosamente, verso la borsa che hanno portato e mostrano i prodotti del loro artigianato: borse, borselli, ed altri oggetti tessuti con la corda, secondo la loro tecnica tradizionale. Suor Remija guarda il prodotto, domanda il prezzo, e loro nascondono la faccia dietro le mani, con vergogna, e ridendo dicono: “Non so…”


Domenica 27 maggio: le sorelle invitano ad una riunione le varie autorità del luogo: il commissario della polizia, il giudice di pace, le direttrici delle scuole, i rappresentanti della comunità wichi. I criollos parlano forte e veloce, fanno continue battute, incrociano discorsi e chiacchiere. Walter, Felix e Matias, rappresentanti della comunità wichi, continuano nel loro silenzio. Non prendono la parola se non per rispondere a domande. Mi chiedo cosa pensano di noi, esseri rumorosi e molto immediati nel prendere decisioni e proporre iniziative. La loro cultura è sopravvissuta alle armi dell’esercito argentino che voleva “conquistare” il nord del suo territorio, e i tre uomini sopravvivranno alle “sparate” dei criollos e dei gringos nelle riunioni di paese, grazie a Dio. Rimane il punto interrogativo sul “come” dell’integrazione e della convivenza, e sull’altra bella sfida che si presenta loro: il rapporto/comunicazione tra la società moderna e la loro cultura, che determina anche il rapporto con la propria identità…

“Pajoté!” dicono le sorelle mentre salutano uomini e donne Wichi. Sanno poche parole in wichi, ma hanno tanta voglia di imparare la lingua nativa, perché grande è il desiderio di avvicinarsi sempre più a questo popolo.

Pajoté! Pajoté! Reviewed by abconsolata on 02:00 Rating: 5

Nessun commento:

ads
Powered by Blogger.