La frusta
Quando un’autorità tradizionale entra nella
sua carica annuale, porta con sé i bastoni, segno del suo incarico, e gli viene
consegnato (almeno al Corregidor, che coordina le autorità di varie comunità)
una frusta, che rappresenta il suo ruolo di giudice/mediatore nella giustizia
comunitaria.
La frusta non è un simbolo astratto come la
bilancia, che in altre parti del mondo simbolizza la giustizia: il chicote,
come si dice in castellano, è lo strumento per i castighi corporali. Quando una
persona nella comunità commette un’infrazione, può ricevere una multa (da
pagare in denaro o con lavoro comunitario gratuito) o un castigo fisico,
generalmente le frustate (poi ci sono pene capitali come seppellire vivi i
colpevoli, o bruciarli, o lapidarli). Già nel post “Zenobio e la giustizia
comunitaria” ho parlato di questo tema. Oggi vorrei, in realtà, riflettere
sulle conseguenze del’uso della frusta, che non compete solo al Corregidor, bensì
è uno strumento di disciplina presente nelle case e, clandestinamente, nelle
scuole.
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le autorità del cantòn Vilacaya in visita alla nostra comunità |
Educazione
e frusta
Evo Morales, presidente dello stato
Plurinazionale di Bolivia, all’inizio dell’anno scolastico 2013 ha fatto
accenno alla frusta, il cui uso nelle scuole era comune, e che ora è proibito.
Il Capo dello Stato ha preso le distanze dal suo uso, e allo stesso tempo ha
invitato a non lasciare del tutto la disciplina. In effetti, quello che sta
succedendo nelle scuole, è una crisi di transizione, che porta agli estremi opposti:
i maestri hanno sempre usato il chicote per farsi rispettare e obbedire, e
adesso che si ritrovano senza lo strumento sicuro della disciplina, si sentono
mancare il terreno da sotto i piedi. La
controparte è che i ragazzi ricorrono spesso alla “Defensoria del Menor”,
denunciando maltrattamenti dei docenti, alle volte con ragione e alle volte no.
Il risultato di tutto questo è che in generale i prof preferiscono chiudere un
occhio, alle volte due, e non esigono il minimo di disciplina dagli studenti.
Si vede proprio di tutto in questo stato di anarchia, ve lo assicuro.
Le
ferite invisibili
Ci è già capitato di ricevere le confidenze di
adolescenti, che ricordano con dolore le botte date dai genitori o dai nonni. Le
ferite fisiche non sono niente al confronto di quelle invisibili, che riempiono
gli occhi di lacrime anche dopo tanti anni. Sarà perché vengo da un altro mondo
culturale, ma sono fermamente convinta che il chicote non educa, solo lascia un
perenne amaro in bocca, che poi si perpetua da genitore a figlio, di
generazione in generazione, e anche di popolo in popolo: fa pensare che i
quechua sono stati sottomessi dagli spagnoli 500 anni fa, a suon di chicote, e
per secoli lo hanno ricevuto come pane quotidiano dai padroni, specie nelle
grandi fattorie, dove lavoravano in lavoro semi schiavile fino a pochi decenni
fa. E gli stessi coloni indigeni usavano (usano) il chicote con i propri figli…
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i ragazzi della scuola di Vilacaya in formazione |
Un Dio con la frusta?
Andiamo a Kepallo per incontrare i ragazzi della
Cresima. Facciamo incontri su Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo, sui
pilastri della fede che confermeranno il giorno del Sacramento. Parliamo di un
Dio misericordioso, eppure un ragazzo dice che Dio ha il chicote, così gli ha
detto suo nonno. Non è una novità: è facile constatare che l’immagine di Dio è
di un essere severo, facile all’arrabbiatura, un po’ come i genitori che le
persone hanno avuto. Però questa immagine del Dio con la frusta, ci ha proprio
colpite, e ci ha dimostrato l’urgenza di mostrare il suo vero volto. Un Dio con
le mani ferite, con i segni dei chiodi, non può stringere nelle sue mani una
frusta. Un Dio con le braccia aperte, non può far altro che accogliere e
abbracciare.
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La frusta
Reviewed by abconsolata
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