Le quattro stagioni in Vilacaya
Dopo un anno di vita in Vilacaya, vi racconto il susseguirsi
delle quattro stagioni, con occhio e cuore di poeta…
Estate
Il paesaggio è verde, con i campi adoranti da splendide
pietre preziose, quali sono le piante di granturco, di patate, le spighe di
grano e orzo. Anche le erbacce, segno evidente dell’abbandono della campagna,
impreziosiscono il quadro con vivaci fiori gialli. Il cielo azzurro si copre
spesso di nubi generose di pioggia, che rinfresca l’aria e ci obbliga ad
indossare un golf. Il fiume, che scorre a 200 metri da casa, inizia ad alzare
la voce e a farsi sentire, ma solo per poche ore, poi ritorna ad essere il
semplice ruscello silenzioso di sempre.
Autunno
L’arrivo dell’autunno coincide più o meno con la Quaresima:
la natura, generosa fino all’arrivo delle gelate fatali, dona ancora splendide
dalie colorate, che decorano elegantemente le croci delle Watakaminas. La
mattina già è più fresca, e il gelo non si fa aspettare: colpisce crudelmente
(e precocemente) i campi di granturco e fave, che si vedono spogliare del verde
estivo e rivestire di un funereo giallo/marrone, segno della morte provocata
dalla gelata. Ormai le piogge scompaiono, e le nubi all’orizzonte non sono
messaggere di temporali imminenti, bensì del freddo che viene a comandare nei
prossimi mesi. Capiamo che il caratteristico color marrone del paesaggio andino
non dipende tanto dalla scarsità di pioggia, quanto dalla morsa del gelo che
colpisce le piante.
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le ultime dalie servono per adornare la croce delle Watakaminas in Quaresima |
Inverno
I giorni si accorciano, alle 7 del mattino il sole sorge
timido, e con poca forza. Il 21 di giugno la gente lo aspetta nascere per
ricevere la sua energia, ma siamo appena all’inizio dell’inverno. Il freddo
stringe la sua morsa, il gelo ricopre di perle bianche i campi. In agosto si
attenua, però le giornate sono ancora corte, ed il vento – che fa la sua
comparsa il giorno di San Giovanni – continua a sferzare senza pietà la natura
e le persone. Il paesaggio è totalmente marrone, i churqui sono rimasti degli
arbusti scuri, zeppi di spine. Una coltre bianca riveste parti del terreno: è
il sale che lascia l’evaporazione e il clima secco.
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tipico paesaggio marrone, nell'inverno di Vilacaya |
Primavera
La primavera ci vede con il naso all’insù, in attesa dell’arrivo
delle nubi portatrici di pioggia. Ma niente: eppure la natura procede
speranzosa: dapprima i “molle”, poi i “churqui” si vestono di foglie dal verde
tenero. Spuntano dal terreno piante di vario tipo, chissà come fanno a
germogliare senza la preziosa acqua, e i cactus donano splendidi fiori di vari
colori. La natura pare dirci: dobbiamo continuare, non possiamo fermarci…
Arrivano le nuvole, ma ogni volta è una triste illusione: alle volte ci
regalano poche gocce che non bagnano il terreno, alle volte il vento cattivo le
spazza via prima che ci regalino la vita. I ruscelli sono ormai asciutti, tutto
e tutti stiamo implorando la pioggia, che nell’Altipiano è sempre più scarsa…
Ma la vita non si ferma, e la pioggia verrà, come sempre, e ci permetterà di riprendere
il ciclo delle quattro stagioni…
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il churqui fiorito |
Le quattro stagioni in Vilacaya
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