La festa degli altri
Candelaria 2014: la festa patronale che ci ha accolto l’anno
scorso, al nostro arrivo in Vilacaya, segna quest’anno il primo anniversario
della nostra presenza in questo piccolo paesino della campagna potosina.
I gesti, i tempi, le preghiere, i pasti e le musiche si
ripetono più o meno uguali, però i nostri occhi sono diversi: colmi delle
esperienze dell’anno trascorso, ci rendiamo conto di molte cose.
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Candelaria 2014 |
Dove sono i nostri?
Durante la novena, abbastanza popolata, appaiono sulla scena
donne con i capelli corti, con la permanente, tinti, che vestono pantaloni e si
rivolgono a noi suore con una spontaneità di gente “alla pari”. Niente a che
vedere con le nostre cholitas dai
capelli rigorosamente lunghi e neri, pettinati in due grandi trecce da fare
invidia; con le gonne dalle mille pieghe, il viso bruciato dal sole e lo
sguardo timido. La cosa è che non partecipano in nessun momento, e nemmeno per
la strada le incontriamo… Ma dove sono?
“Signora Mercedes, ma dove siete finite?” chiede suor
Gabriella a una delle nostre donne, che compare il giorno della festa. “Abbiamo
lavorato tanto, hermanita…”
Sicuramente i tempi della festa sono i momenti favorevoli
per i lavori che girano attorno alla celebrazione: la preparazione della chicha
(bevanda a base di granturco fermentato, tipico della zona), e del pranzo della
festa le vede impegnate giorno e notte nella settimana che precede il 2
febbraio.
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un gruppo di mariachis contrattati per la festa cantano alla Madonna |
Ma chi sono gli altri?
Già abbiamo parlato in diverse occasioni delle famiglie che
hanno emigrato all’Argentina; il processo migratorio che continua da vari
decenni non ha eliminato le radici della gente, che ritorna a Vilacaya per la
festa della Candelaria (in un tempo favorevole perché coincide con le vacanze
in Argentina). Però si tratta di boliviani ben argentinizzati (con tratti
argentini tipici molto più marcati degli argentini stessi). Nella preghiera del
Rosario si sente il “llena de gracia” con il tipico “sc” e la esse aspirata
davanti a una consonante, marchio di fabbrica dell’Argentina. Molti di loro già
sono nati in Salta, Jujuy, Buenos Aires… Insomma, di boliviano resta poco,
forse il ricordo di alcune vacanze passate qui nella loro infanzia.
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la Madonna incontra Gesù Bambino, e sono accolti dai coriandoli, tipici della festa |
“Basta che vadano tre mesi là a lavorare, e già arrivano qua
parlando in modo diverso” ci dice il Padre Emilio, il nostro nuovo parroco. I
boliviani in Argentina hanno sofferto e soffrono una discriminazione grande. Il
parlare “argentino” è una maniera di difendersi, di mimetizzarsi là, in terra
straniera, e qui è un modo per dire: “noi siamo superiori a voi che siete
rimasti”.
Forse anche per questo i nostri non si presentano alla festa
degli altri, che sono superiori. O meglio: che si credono tali e lo sono
considerati anche da parte degli abitanti di qui. Quasi quasi mi azzarderei a
scrivere che la Candelaria è la festa degli altri e San Pietro la festa dei
nostri… Una Madonna così tipica della devozione mariana in Bolivia (due
santuari importanti come il Socavon in Oruro e Copacabana sul Titicaca sono
dedicati alla Madonna della Presentazione) qui in Vilacaya è più sentita dai
villeggianti che dalla gente di qua. Ci sentiamo un po’ disorientate: molto
movimento e festa durante le celebrazioni, ma dov’è la nostra gente, per la
quale ci troviamo qui? In ogni caso, affidiamo tutti, proprio tutti alla
Madonna: che li protegga e le benedica: sia i nostri, sia gli altri…
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i morenitos danzano in retromarcia, guardando la Candelaria |
La festa degli altri
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