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Profilo andino: bugiardo

“Ama suwa, Ama quella, Ama llulla”: non mentire, non rubare, non essere pigro. Questo è il famoso “Decalogo”, o meglio: Trilogo degli Inkas, che oggi ritroviamo nei souvernirs che i quechua e gli aymara, discendenti degli Inkas, vendono agli stranieri sull’isola del Sole, alle sponde del lago Titicaca, o nelle città.
Non mentire, non rubare, non essere pigro: c’è molta sapienza racchiusa in queste poche parole. Non c’è dubbio che il popolo andino lavora senza paura di stancarsi, sotto il sole cocente, fin dai primi anni di vita: non esiste la pigrezza.
Però tra noi e gli inkas vi è di mezzo la dominazione spagnola, e dopo l’indipendenza del XIX quella dei discendenti degli europei. Si tratta di 5 secoli di sottomissione che hanno fatto cadere uno dei tre principi: il non mentire.


Mai dire “no”
Davanti a una proposta o un invito, i quechua non dicono mai di “no”, anche quando sanno di non accettare. La risposta è sempre sì, anche quando in realtà è no: questo significa che non si è mai sicuri dell’adesione delle persone ad un’iniziativa. Si capisce che le cicatrici delle frustate dei padroni fanno ancora male, e si cerca di evitare il contrasto diretto.
La bugia in generale è un’arma di difesa e sopravvivenza che ha permesso al popolo originario di conservarsi nella sua identità, durante secoli di oppressione,così come lo è la clandestinità: i riti alla Pachamama, condannati dalla Chiesa fino al Concilio Vaticano II, avvenivano in segreto, nell’intimità delle case.

una famiglia fa l'offerta alla Pachamama
La gente chiede sempre, quando ci incontra per la strada: “Dove sta andando, hermanita?”, però non risponde a tali domande, quando siamo noi a rivolgerle.

Sapere che la bugia fa parte normalmente delle relazioni non ci scoraggia, né diminuisce la fiducia nelle persone, però dobbiamo abituarci alla sua esistenza, ed imparare i segni (specialmente gesti e posizioni del corpo) che indicano dissenso: può essere il capo abbassato, o altre espressioni che, poco per volta, l’esperienza ci insegnerà.


un murales nella cittá di La Paz racconta una pagina sofferta del popolo boliviano


 
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