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Il tempo delle anime benedette

Il mercato di Tres Cruces, il sabato prima della festa dei Santi, sembrava il commercio che, in città, si vive pochi giorni prima di Natale: tutti comprano, comprano, e i prezzi… alle stelle! I primi tre giorni di novembre sono un tempo molto forte per la nostra gente, che accoglie nelle proprie case le anime dei propri defunti (le anime benedette), un incontro vero, sentito, che riempie di significato la vita delle persone.

i pani sulla tomba di Gregoria, morta due mesi prima dei Santi

Alex, un bambino di 10 anni, a cui è morta la nonna da poco tempo, raccontava: “Ci siamo riuniti, e abbiamo sentito la sua presenza”. La radio locale non faceva altro che parlare di questa festa: si tratta del cuore della cultura e spiritualità quechua, un punto sensibilissimo e una porta aperta per comprendere questo mondo nativo.

i famigliari si radunano attorno alla tomba

Già raccontandovi della festa di San Pietro, ho accennato al rapporto della gente con i defunti; sempre si tratta di una relazione ambivalente: c’è il rispetto, e c’è anche la paura. Suor Anna Maria ci raccontava che una volta che è morto un uomo considerato da tutti cattivo, il giorno del suo funerale è venuta una grandinata devastatrice, e la gente ha attribuito la causa di questa calamità a questa “almita” (anima, letteralmente “piccola anima” con il frequente diminutivo del castellano boliviano) che, se in vita ha fatto soffrire gli altri, in morte ha continuato.

il pane a forma di wawa (bambino)

In alcuni casi, un bambino morto prima del Battesimo, si teme che si possa trasformare in un duende (uno gnomo cattivo), oltre alla paura dei genitori che, senza il sacramento, un bimbo possa essere più esposto al fulmine. In Vilacaya è morto un signore, il giorno delle elezioni: facciamo il rito di sepoltura nel cimitero, e il giorno seguente alla radio trasmettono un avviso di una cugina che, dice, c’è stato un cambio di cadavere nell’obitorio dell’ospedale dove è morto. Il seppellito non è Gennaro, ma un altro uomo. Alla fine, sembra che non c’è stato un cambio di feretro, ma la gente, rimanendo nel dubbio, ha iniziato ad aver paura, alcuni lo hanno visto camminare per le strade del paese.

frutta e pani in abbondanza sulla tomba della nonna Severina


Le persone credono che l’anima vaga nei luoghi dove ha vissuto per un tempo dopo la morte, forse per questo nella bara mettono cibo per il viaggio. Ed ogni anno, nei primi giorni di novembre, ritorna nella sua casa. La famiglia lo riceve con i semplici e onnipresenti “ingredienti”: cibo, coca, alcol, preghiere. Per una settimana i parenti più stretti delle “anime benedette” morte nell’anno preparano pani e biscotti, che hanno la forma di un bambino o di una scala, e li mettono nell’altare, foderato di nero, ricoperto di questi pani, e con al centro la foto del defunto. Mettono l’intenzione nella Messa del Primo Novembre, e poi la ricevuta dell’intenzione di suffragio, benedetta nella chiesa, si mette nell’altare. Il primo giorno segue tutto in casa, attorno all’altare, visitato da parenti e da vicini. A tutti si offre cibo (generalmente si cucina il piatto preferito dell’anima benedetta), si mastica coca e si servono bicchierini di liquore e chicha (bevanda fermentata a base di mais).
Il 2 novembre tutti si riversano al cimitero, dove, sulla tomba del defunto, si sposta l’altare costruito in casa. Si dice che al mezzogiorno arrivano le anime benedette, la gente passa tomba per tomba, e i bambini pregano alle anime, ricevendo in cambio un pane o un biscotto: è come un Hallowen cattolico quechua: i giorni precedenti, i bambini iniziano a emozionarsi e a sognare tanti biscotti. Di fatti, sono molti i piccoli che si vanno al cimitero, ciascuno con la sua borsa di nylon, da riempire con i dolcetti (senza scherzetti, ma con le preghiere). La gente rimane nel cimitero, mangiando, bevendo, per poi ritornare, nel pomeriggio, alle sue case.

i bambini pregano all' "almita" e ottengono pani e biscotti
Il 3 è il giorno di Kacharpaya, un rito che si fa anche al terzo giorno delle feste patronali: è il tempo del congedo, in cui si salutano con un arrivederci le anime benedette, che ritornano nei loro luoghi di esistenza ultraterrena.

Come sempre nel tempo festivo c’è un’esagerazione di cibo e di alcol che mette alla prova la nostra resistenza fisica, e anche quella della gente, che si ubriaca grandemente. Però l’abbondanza è  caratteristica fondamentale della festa, che rompe le strettezze economiche e alimentarie del tempo ordinario. 
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