Spostare il Santo
Padre Marco è un sacerdote potosino 100%, anche se per la
sua grande statura e la carnagione chiara sembra di più a un “gringo”, un
nordamericano.
Ora è il vicario generale della nostra diocesi, incaricato
della pastorale e direttore di Caritas. Davvero, un prete molto impegnato ed
anche superproduttivo: sono sue la maggior parte delle pubblicazioni della
nostra diocesi.
Padre Marco è stato molti anni parroco in Uyuni, e lo
ricorda spesso e volentieri come un tempo molto bello del suo ministero: ci
sono comunità la cui fede è così grande che, pur non avendo il sacerdote
residente, hanno ottenuto con merito la grazia di avere il Santissimo Sacramento
nella loro cappella. Fino a quando non ci sono andata (per turismo) non ho
capito che cosa significa la parrocchia di Uyuni: le distanze sono infinite, i
paesaggi tremendamente belli, il clima rigido per molti mesi, le tradizioni
ancestrali ancora ben radicate.
Fu durante il suo servizio come parroco di Uyuni che il
paese di San Cristobal – a 50 km da Uyuni – ha dovuto cambiare pagina nella sua
lunga storia: su richiesta di una impresa mineraria, che proprio nel sito del
paese ha trovato un giacimento di argento, San Cristobal si è spostato alcuni
kilometri più a valle per lasciare il posto ad una miniera a cielo aperto.
L’impresa ha costruito per ogni famiglia
una casa nuova e le infrastrutture necessarie per il paese. Per di più, la chiesa antica è stata spostata pezzo per pezzo al suo nuovo sito.
la chiesa coloniale di San Cristobal |
La decisione della comunità non fu facile: si trattava di
lasciare la terra in cui tutti avevano affondato le proprie radici, ed in più
c’era un grande problema: San Cristobal, o meglio: la statua grande di San
Cristobal che mai usciva dalla chiesa. L’ultima volta che la gente lo aveva
portato in processione, era arrivato un vento da uragano che aveva spazzato via
le case. Per questo motivo, la comunità si era procurata una statua più piccola
del Santo per portarla nell’immancabile processione della festa patronale. Come
fare, allora, a spostare il Santo senza incorrere in questi tragici problemi?
Alla fine, la comunità ha dovuto cedere all’allettante
proposta dell’impresa multinazionale: la siccità non permetteva più di vivere
con i prodotti della terra, in più la miniera avrebbe portato posti di lavoro
alle famiglie, non più costrette ad emigrare lontano. Ma il problema di San
Cristobal rimaneva.
Per risolverlo, la comunità ha chiamato in causa due
specialisti del sacro: Padre Marco, il parroco, e un Yatiri – sacerdote/medico
tradizionale. Ognuno nella sua funzione, con la competenza che gli spettava,
hanno reso possibile lo spostamento di tutto il paese – chiesa e santo compresi
– nel nuovo sito.
le distese infinite del territorio di Uyuni |
Padre Marco ha celebrato la Messa per le “anime” dei sepolti
nella chiesa: il Yatiri aveva sentito la necessità di una preghiera speciale
per queste anime (i morti sono molto presenti nella vita della gente, e molte
volte suscitano timore nei vivi, che per questo celebrano messe di suffragio
per “tenerli buoni”), quindi ha animato la lunga processione che dal paese
vecchio ha portato al nuovo tutte le statue dei Santi, compresa la statua
grande di San Cristobal. Il Yatiri ha promosso tutta una serie di riti per
chiedere perdono e permesso ai Santi e agli spiriti ancestrali sia prima dello
spostamento, che nel nuovo paese, e tutto questo dopo aver letto nelle foglie
di coca che tutto sarebbe andato bene.
Il giorno del “trasloco” non ci fu nemmeno un soffio leggero
di vento, meno ancora quel vento da uragano che aveva distrutto il paese nel
passato: il Santo aveva accettato di essere spostato, e la gente tirò un
sospiro di sollievo.
Questo episodio nella vita di una comunità andina – oggetto
di investigazione antropologica – dimostra come la gente fa convivere una
spiritualità ancestrale con quella cattolica nella maniera più semplice e
pacifica, e come anche il sacerdote e il Yatiri, insieme, rendono possibile il
contatto con il mondo degli spiriti e con Dio.
Spostare il Santo
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