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Sorge Castelnuovo Don Bosco sui primi colli dell'Astigiano, a trenta chilometri da Torino. Conta poco più di tremila abitanti e nulla offre di particolarmente interessante alla curiosità profana. Una via maestra, discreta; altre viuzze che salgono e scendono a perdersi fra i campi; una spiazzata con nel mezzo il monumento a San Giovanni Bosco; più in sù, dominanti, la chiesa parrocchiale e il municipio. Nient'altro. E del resto non è questo che ci interessa. Di ben altre grandezze va gloriosa questa cittadina, alla quale si viene in ispirito di fede, pellegrinando, a respirare un'atmosfera di spiritualità. E' la città dei Santi".
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veduta di Castelnuovo antica, abbarbicata alla collina
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Questa descrizione del 1944, fatta da Padre Lorenzo Sales, biografo del Beato Allamano, pur essendo vecchia di 70 anni, ancora oggi ha la sua validità. Il paese di Castelnuovo è diverso (oggi la parte bassa presenta villette a schiera ed altre costruzioni moderne), ma allo stesso tempo mantiene un non so che di atemporale, di costante, e così, percorrendo le strade, viene a volte l'impressione di potersi incontrare con un contadino dell'Ottocento, o forse con un prete in sottana e il cappello tricorno sul capo... e magari che si chiami Giovanni Bosco!
I castelnovesi sono orgogliosi di avere "illustri concittadini" nelle generazioni passate, e davvero ne hanno molti, in ogni campo sociale, ma soprattutto ricordano quelli che la Chiesa ha riconosciuto come Santi: si tratta di San Giuseppe Cafasso, di suo nipote il Beato Giuseppe Allamano, il celeberrimo San Giovanni Bosco e il suo figlio spirituale San Domenico Savio.
A volte si dice che i santi sono come i funghi: se spunta uno, poi tutti intorno ne spuntano molti altri: l'esempio è contagioso. Si può anche constatare che la situazione sociale e culturale stimola delle risposte profetiche in alcune persone che, docili all'azione dello Spirito, iniziano avventure d'amore, in risposta ai bisogni della gente. La Torino della rivoluzione industriale vede Don Bosco, Leonardo Murialdo, Cottolengo, come protagonisti, uomini di punta per risolvere i gravi problemi sociali, la miseria e la disparità sociale. Interessante che proprio da un piccolo paese come Castelnuovo ne siano arrivati così tanti.
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casa natale di san Giuseppe Cafasso, oggi trasformata in cappellina,
molto curata dalla gente del vicinato |
A 4 chilometri dal paese c'è il Colle Don Bosco, santuario molto visitato, nel luogo in cui il Santo è nato. La massiccia presenza salesiana avrebbe potuto eclissare gli altri santi castelnovesi, ma la gente è fiera di TUTTI i suoi santi, non solo del più celebre, e ricorda con orgoglio tutti e quattro. Non a caso, la recente chiesa costruita nella parte bassa, è proprio intitolata ai "Santi Castelnovesi". Nella parrocchiale antica di Sant'Andrea si dà un risalto particolare al Battistero da cui ricevettero il Battesimo. La festa liturgica di ciascuno è preceduta da una significativa novena ben partecipata, e poi vissuta come una celebrazione solenne da tutta la comunità parrocchiale.
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i "santi castelnovesi" accolgono all'entrata della chiesa |
Molti si sono chiesti cosa ha fatto la differenza in Castelnuovo, tanto da far sorgere numerose sante vocazioni. Non ci sono risposte univoche: santi sacerdoti che hanno fatto crescere la fede nelle famiglie, mamme sante che hanno educato i figli ad una religiosità profonda (non a caso, nella mamma di Don Bosco è in corso la causa di beatificazione)... Quello che è chiaro, per chi vive nel paese un po' di tempo, è che vi è ancor oggi una spiritualità molto profonda, legata alla vita contadina e al lavoro, perciò pratica e tenace (altro che società liquida!). Lo si percepisce nel modo di pregare delle persone, nella loro fedeltà alle celebrazioni e alle varie espressioni di devozione. Molte colline presentano sulla cima delle cappelle, attorniate dalle vigne, un tempo antichi oratori per le borgate sparse. Ogni anno si celebra la festa del santo patrono di tali luoghi. In occasione della festa di San Pietro in Zucca, la signora che preparava la cappella, si lamentava che con il passare degli anni, si sente stanca, senza nessuno che la possa sostituire. Le ho fatto coraggio, dicendole che i giovani, crescendo, capiranno l'importanza della fede e continueranno la devozione a San Pietro, così come lo hanno fatto tante generazioni prima di loro. E ne sono convinta di questo.
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Santa Maria in Cornareto in mezzo alle vigne |
Ottobre 2015: arrivano a Castelnuovo tre suore africane vestite di azzurro. Vengono in pellegrinaggio al paese natale del fondatore della loro congregazione: sono le Teresine, fondate in Tanzania da Monsignor Cagliero, missionario della Consolata e vescovo di Iringa. Sono 80 anni dalla sua morte, e le sue figlie spirituali lo vogliono ricordare come si deve, e con molta emozione. Alla celebrazione sono presenti alcuni Missionari della Consolata, dei Salesiani, e persino un rappresentante del Comune che ricorda, al termine della Messa, un pensiero molto bello che è stato rivolto alla cittadinanza: "I Santi sono come stelle, e il cielo di Castelnuovo è particolarmente luminoso".
In realtà, avrebbero potuto arrivare anche due indios della Patagonia, per ringraziare il dono della fede cattolica che l'altro Cagliero, cardinale salesiano, ha loro donato nell'evangelizzazione del sud dell'Argentina. Molte stelle, davvero, nel cielo di questo paesino. Speriamo veramente che tali figure di uomini, amici di Dio e amici dell'umanità, sia una luce e anche una forza per tutti i castelnovesi, di oggi e anche di domani.
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