Aspetta e spera...
A fine gennaio, nella città di La Paz, in Bolivia, avviene
un curioso commercio: numerose bancarelle vendono miniature di desideri. Sembra
una favola, ma è la pura realtà: la gente compra degli oggetti che
rappresentano i loro sogni in miniatura: chi cerca l’auto, chi la casa, chi un
negozio per iniziare un’attività commerciale. Il gioco (serio, però) consiste
nel comprare la miniatura del proprio desiderio – il nome aymara Alasitas vuol
proprio dire: “Comprami” – e tale oggetto diventa parte di un rituale, secondo
i simboli e i gesti della cultura andina. La “fiera dei desideri” non è un
fenomeno isolato: accanto a luoghi di culto, come il santuario mariano di
Copacabana, sulle sponde del lago Titicaca, c’è sempre una serie di bancarelle
che vendono tali oggetti: la cultura originaria quechua e aymara è molto
concreta, pratica, anche nella sua spiritualità, e ricorda molto l’uomo biblico
dell’Antico Testamento, che chiede a Dio senza timore o vergogna la prosperità.
Comunque ci si rivolge a Dio anche presentando richieste meno materiali, e si
usano sempre oggetti, ma creati ad hoc come simboli, in genere sono tavolette
di zucchero chiamati “misteri”.
vendita di alasitas a Copacabana |
Tale immagine mi è venuta in mente in questi giorni, o
sarebbe meglio dire in questi mesi, come un ritornello che ronzava
ripetutamente nei miei pensieri. Mi chiedevo se qui in Italia ci fosse un tale
tipo di fiera, quali sarebbero gli oggetti venduti, quali i più cercati e quali
i non richiesti? Insomma, per dircela tutta intera: cosa desideriamo? E qual è
il livello e la qualità della nostra speranza? Sì, perché mi sembrano due
dimensioni strettamente correlate e interdipendenti.
Ritornando in Italia dopo 3 anni di assenza, ho visto molte
cose cambiate, quella che è saltata subito all’occhio è il livello basso di
speranza e di fiducia per il futuro, alle volte ce lo dicono anche in
televisione, ma tutti lo sappiamo e lo sentiamo a pelle. Forse la nostra
speranza si è limitata eccessivamente sul possesso dei beni di consumo, ed ora
che la crisi mette a repentaglio questo, crolla un po’ tutto. I quechua sono in
genere persone umili, e anche loro desiderano cose materiali, ma sono pure
realisti, perché la vita li sveglia presto e fa far loro l’esperienza della
precarietà: basta una gelata fuori stagione per compromettere il raccolto di un
anno, e questo significa carestia e migrazione forzata in cerca di lavoro. Il
benessere ci ha allontanato un poco dalla fugacità delle cose e la fragilità
della vita, illudendoci di esserne esenti, ma non è così.
Quando è stato redatto il Nuovo Testamento, la società mediterranea
della koiné viveva un periodo di crisi e transizione simile al nostro:
dall’apogeo dell’Impero romano alla decadenza sempre più marcata. Eppure la
Parola di Dio in quel tempo si è espressa così, attraverso la mediazione di
Paolo: “La speranza poi non
delude, perché l’amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”
(Romani 5,5).
rituale tradizionale con alasitas, in Copacabana |
Ma quale speranza? Certamente, una speranza non limitata
alla sicurezza delle cose materiali, bensì fondata sull’esperienza dell’amore
di Dio e sulla presenza dello Spirito della Vita. Ciò non significa che sia
disincarnata, ma che va oltre, e si fida di Qualcuno (che si ama e che ci ama),
non si affida alle cose. Ritornando, per concludere, al mondo andino, vorrei
ricordare due gesti basici nel rapporto con la divinità: i rituali sempre
prevedono la purificazione e la richiesta di perdono e il ringraziamento. Mi
sembrano due atteggiamenti validi anche per noi, per non lasciarci sprofondare
nella disperazione, al contrario per costruire una speranza solida, che
certamente non delude, perché si affida al Dio della Vita: riconoscere la
nostra fragilità, nella certezza dell’amore misericordioso di Dio, e
riconoscere allo stesso tempo i molti doni che riceviamo gratuitamente. Già
questo sarebbe un antidoto buono per non sprofondare nel “non senso” di una
vita senza speranza.
Continuo a chiedermi, e lo faccio anche a voi: “Ma tu, cosa
desideri e cosa speri?”
(dal sito www.missionariedellaconsolata.org)
Aspetta e spera...
Reviewed by abconsolata
on
01:00
Rating:
Nessun commento: