Orgoglio di miniera
Quando si arriva con i mezzi pubblici a Potosì, pulman e pulmini parcheggiano nella Plaza Minero, al cui centro campeggia un monumento che onora i minatori della nazione. L'uomo raffigurato ha i segni del suo lavoro: il casco che usa nei cunicoli bui, in mano il martello pneumatico con cui si fa strada nelle viscere della terra e nella mano sinistra alzata un fucile, in segno di vittoria. Questo elemento incuriosisce, e mi ha spinto alla ricerca di questa raffigurazione del minatore. Potosì non è la sola città ad avere questo monumento al minatore (anche in Oruro c'è un monumento simile), e la ragione sta nella memoria storica del popolo, che vuole celebrare i suoi eroi e liberatori.
I minatori hanno preso le armi per difendere la nazione, e ciò non stupisce: quando c'è uno sciopero degli "uomini dei cunicoli" tutti sanno che la lotta sarà dura, senza risparmiare nemmeno un colpo. I minatori usano le mine per aprirsi varchi nelle rocce, ma con molta disinvoltura le fanno scoppiare anche nei loro cortei, o contro la Polizia, o per far saltare un ponte. Sembra una situazione estrema, ma in fondo la vita di questa gente lo è. La durezza della vita fa dura anche la reazione istintiva davanti a qualsiasi problema. D'altronde, se non ci si forgia il carattere, come si potrebbe resistere nel ventre oscuro della terra?
Ma non si tratta solo di uomini duri, che la vita ha reso tali, c'è anche il lato femminile. Ed infatti nel monumento al minatore c'è anche la donna, chiamata : è la donna che, pazientemente, con il suo martello cerca di ricavare frammenti di metallo dalle pietre fatte emergere dalle profondità della terra. Lavoro duro, sotto il sole spietato ad alta quota. In effetti, anche le donne delle miniere sono forti e determinate quanto gli uomini. In un ricordo delle sorelle che vivevano in Poopò, centro minerario vicino ad Oruro, le donne del paesino hanno affermato: "Andiamo a fare le nostre dimostrazioni. Siamo determinate a continuare fino alla morte, se necessario". Non è raro, infatti, che nei momenti di maggior tensione ci scappi il morto, o anche più d'uno.
Celebrare la fierezza di questa gente, significa nel fondo celebrare la capacità di resistenza e di lotta di tutto un popolo, il popolo andino, che in una bellissima canzone si definisce: "Razza di bronzo".
I minatori hanno preso le armi per difendere la nazione, e ciò non stupisce: quando c'è uno sciopero degli "uomini dei cunicoli" tutti sanno che la lotta sarà dura, senza risparmiare nemmeno un colpo. I minatori usano le mine per aprirsi varchi nelle rocce, ma con molta disinvoltura le fanno scoppiare anche nei loro cortei, o contro la Polizia, o per far saltare un ponte. Sembra una situazione estrema, ma in fondo la vita di questa gente lo è. La durezza della vita fa dura anche la reazione istintiva davanti a qualsiasi problema. D'altronde, se non ci si forgia il carattere, come si potrebbe resistere nel ventre oscuro della terra?
Ma non si tratta solo di uomini duri, che la vita ha reso tali, c'è anche il lato femminile. Ed infatti nel monumento al minatore c'è anche la donna, chiamata : è la donna che, pazientemente, con il suo martello cerca di ricavare frammenti di metallo dalle pietre fatte emergere dalle profondità della terra. Lavoro duro, sotto il sole spietato ad alta quota. In effetti, anche le donne delle miniere sono forti e determinate quanto gli uomini. In un ricordo delle sorelle che vivevano in Poopò, centro minerario vicino ad Oruro, le donne del paesino hanno affermato: "Andiamo a fare le nostre dimostrazioni. Siamo determinate a continuare fino alla morte, se necessario". Non è raro, infatti, che nei momenti di maggior tensione ci scappi il morto, o anche più d'uno.
un bambino gioca sulla statua della donna delle miniere |
il monumento al Minatore, nel via vai della piazza Minero |
Orgoglio di miniera
Reviewed by abconsolata
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