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La giornata dell’Indio. Indio a chi???

Ci troviamo, quasi per caso, a Sunchu Pampa in un giorno molto speciale per la patria: il 2 agosto. Negli anni questo giorno memorabile, che ricorda la Riforma Agraria, ha assunto diversi nomi: “Giornata dell’Indio”, “Giornata del contadino”, “Giornata della rivoluzione produttiva comunitaria”.
Secondo la prassi, i ragazzi della scuola si dispongono in formazione e si dà il via all’atto civico che ricorda questa data importante. Il professore di turno dà un breve riassunto del significato della commemorazione. “Lo chiamavano giornata dell’Indio. Perché ci chiamano indios, chi è il colpevole di tutto questo?” Lo dice con un po’ di ironia, senza astio, ma nel fondo è una domanda legittima. Il professore spiega: “Cristoforo Colombo, uomo che viaggiava molto, arrivato in San Salvador ha pensato di essere arrivato in India, e perciò ha chiamato indios le popolazioni indigene che ha incontrato. Lui è il colpevole…” Davvero che se uno ci pensa, è assurdo: è come se arrivasse un turista in Sardegna pensando di essere in Sicilia, e per questo errore, da quel momento in avanti i sardi fossero chiamati siciliani. Si capisce?

la nostra gente in costumi tradizionali
In lingua spagnola indio è termine generalmente dispregiativo, cosa che invece nel portoghese del Brasile non è offensivo: lì lo hanno recuperato come nome e identità. Si usano altri termini per indicare le popolazioni precolombiane: popolo originario, popolo nativo, popolo precolombiano.
Gli indios, agli occhi dei dominatori europei e dei loro discendenti, erano gente inferiore, al quale era negato anche il diritto alla terra, diritto che ancora oggi è minacciato o negato ad alcune popolazioni indigene, per esempio in Brasile e in Argentina. Qui in Bolivia nel molto vicino 1953, esattamente il 2 agosto,  è stata varata una legge che riconosce che “la terra è proprietà di chi la coltiva”: si dissolve il latifondo dei discendenti spagnoli, e le obbligazioni che i contadini indigeni dovevano adempiere verso i padroni della terra, per esempio lavori gratuiti, il cosiddetto “pongo”, da garantire ogni anno. Per questo tale data si chiama anche “giornata del contadino” e – secondo la nomenclatura dell’attuale governo – “Giornata della rivoluzione produttiva comunitaria”. Infatti, secondo il diritto dei popoli originari, la terra è distribuita all’interno della comunità alle sue famiglie, che godendo dei benefici dei campi, hanno alcune obbligazioni a livello di comunità, come alcuni giorni di lavoro comunitario (pulizia di sentieri e strade, dei canali di irrigazione… ), la partecipazione alle riunioni della comunità, e a turno compiere il servizio dell’autorità.

la riforma agraria ha ridato alla popolazione nativa le terre dopo secoli
Sempre mi ha colpito il fatto che l’America, che si presenta con immense distese di territorio (viaggiare 600 km è un tragitto medio, nemmeno tanto lungo), abbia dovuto affrontare il problema della terra, come se non ce ne fosse abbastanza per tutti…  Come mi colpisce che in un’epoca veramente troppo recente si sia abolito il latifondo e il lavoro semischiavo della popolazione locale, qui in Bolivia.

L’atto civico scorre sereno, mentre alcuni ragazzi declamano poesie sulla terra, e alcune bambine, vestite da cholitas, danzano un po’ timidamente davanti al pubblico. Anche questo 2 agosto è passato, ricordando un giorno importante per la nostra gente, un successo nella lotta per i propri diritti, ma di strada da fare ce n’è ancora. 
La giornata dell’Indio. Indio a chi??? La giornata dell’Indio. Indio a chi??? Reviewed by abconsolata on 01:00 Rating: 5

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