Calixto e Encarnación
Calixto è un uomo dallo sguardo profondo che incute
rispetto, se non timore: contiene in sé tutta la forza e grandezza del popolo
aymara. Sua moglie, Encarnación, non è da meno: i suoi occhi vivi, luminosi,
sono quelli di una madre forte e creativa, come lo sono le mamme andine. Mi
immagino quando, da giovani, quei due sguardi si sono incontrati la prima
volta… sarà stato colpo di fulmine? Beh, forse per Calixto, perché Encarnación
si è fatta desiderare dal pretendente!
Calixto e Encarnación in preghiera |
Viaggiamo sul pick up di Calixto suor Graça ed io, dirette ad
Ancoraime. Arrivati all’asfalto, Calixto ci fa vedere un piccolo villaggio
sulla sinistra: “Questo è il paese dove sono nato. Mio nonno era un gran
sacerdote aymara, e lottava per la liberazione del popolo. Sognava di avere 100
figli maschi per ingrossare le fila della resistenza. Non li ha avuti, ma io
sono il primo nipote maschio, e dai 5 anni in avanti ho sempre vissuto con lui.
Partecipavo a tutti i rituali che lui faceva, e alle volte li terminavo io,
quando mio nonno rimaneva troppo ubriaco per procedere. Mio padre, invece,
apparteneva alla Chiesa Metodista, ed io ho studiato in una scuola metodista.
Quando ero adolescente, è venuto un prete cattolico a reclutare seminaristi, ed
io sono andato, senza nemmeno sapere cosa era la Messa: in Chiesa ci entravo
solo quando andavo dietro alle ragazze… Mio padre mi ha dato il consenso. Sono
entrato in seminario ed ho continuato gli studi fino alla teologia, poi la mia
strada è stata quella della famiglia”
Rimaniamo a bocca aperta: non è un caso che Calixto si muova
con tanta armonia tra cattolici, protestanti e aymara di religione
tradizionale: l’ecumenismo ce l’ha nel DNA! Calixto è diacono permanente e
sacerdote tradizionale aymara: le due cose in lui appaiono senza
contraddizione, ma è stata lunga la strada per arrivare lì. Ed è così anche per
“Mamma Encarna”, che ha sempre frequentato comunità di religiose, gruppi di
carità: un giorno la giovane Encarnación arriva a casa e brucia tutti gli
strumenti musicali che suo padre usava nei rituali originari, perché opera del
demonio. La stessa cosa è successa con il papà di Calixto che, da buon
metodista, ha bruciato gli “attrezzi” del padre, sacerdote tradizionale, perché
idolatria infernale. E già sposato con Encarnación, lo stesso Calixto ha avuto
la tentazione di rigettare le tradizioni aymara che vedeva ben incarnate nella
gente con la quale lavorava.
Un cammino lungo, per arrivare a una sintesi mirabile.
Sintesi non cerebrale, ma viva e totalizzante: ben identificati con il loro
essere aymara, i due sono cattolici impegnati che non rigettano la ritualità
originaria, ma la integrano perfettamente nella loro vita. Calixto fa più volte
un gesto che è molto eloquente: incrocia le mani al petto e abbassa il capo, in
segno di sottomissione. Dice: “Si…” e fa un passo avanti. E’ la postura dei
nostri popoli andini che – nonostante 500 anni di disprezzo e dominazione – non
hanno perso la propria identità. Calixto è l’ibrido per eccellenza: in quanto
diacono, quelli della Chiesa gli rimproverano: “Ma lascia i tuoi riti che sono
demoniaci!”, in quanto yatiri, gli aymara gli rinfacciano: “Non venderti alla
Chiesa!”. Essere “meticcio” ha i suoi costi, ma Calixto continua a camminare
con le mani incrociate sul petto e la testa abbassata, senza desistere dal
sogno e vocazione che il Signore gli ha dato.
Encarnación ha fatto anche lei il suo processo di
accettazione del cammino del marito: era sul punto di lasciarlo, in quanto era
difficile portare il peso della famiglia, con uno sposo che era sempre
impegnato nei suoi incontri, studi, e quanto più. Ma Calixto si ammalò
gravemente: si trattava di amputargli le gambe. I yatiri dicevano che egli
doveva accettare la vocazione ad essere sacerdote tradizionale per salvarsi.
Encarna prega il Signore e gli dice: “Se questo è il tuo progetto su di lui,
allora Signore io lo accompagnerò sempre!”. Calixto è guarito e da quel momento
i due camminano e sognano insieme. Sì, se c’è una cosa che li accomuna e li fa
UNO, è proprio il saper sognare. Sognare alla grande, mica sogni da quattro
soldi.
La prossima settimana vedremo come il sogno dei due si
traduce in un “Nido di Pace”.
Calixto e Encarnación
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