Missione, cioè… “más allá de las fronteras”
Tutti gli anni (o quasi) inauguro il mese di ottobre del mio
blog con una riflessione sulla missione che non si basa sui libri, o sulle
riflessioni, bensì sull’esperienza viva che tocca la mia pelle. Quest’anno la
missione in tutti i sensi prende in prestito il titolo di un canto argentino
molto bello, che dice, nel suo ritornello: “Oltre, oltre alle frontiere, con
Gesù oltre alle frontiere”.
Tañavillque |
L’ho pensato molte volte quest’anno, che il colore della
missione sta prendendo la tonalità dell’ “andare un po’ più in là”, un po’ come
dice Gesù ai suoi, dopo una febbrile giornata di apostolato: “Andiamo agli
altri villaggi, per questo sono venuto”. Abbiamo, infatti, ricevuto tante
richieste di visita da parte di comunità che nemmeno avevamo sentito nominare:
alle volte sperdute nelle montagne, spesso dimenticate dalle istituzioni e –
bisogna dirlo – anche dalla Chiesa. Una Chiesa che non riesce ad arrivare
dappertutto per mancanza di operatori pastorali, non certo per pigrizia.
Suquicha |
Ed è così che siamo arrivate a Tañavillque, a Suquicha, a
Vilamani, a Tocorpaya, Parota… e la visita ha assunto le caratteristiche della
gioia della Visitazione del Vangelo: essere testimoni, noi missionarie, di come
la gente si rallegra per la visita di Dio, in quel Pane Consacrato che è il
Corpo di Cristo. La gente viene a casa nostra per chiedere la visita, alle
volte ci incontra al mercato e si avvicina. Ma si sente che è Dio stesso che ci
spinge verso certi luoghi – e sempre sono i più poveri – che ci dice: “Oltre le
frontiere! Là, c’è la mia gente che mi aspetta”.
Che questo mese missionario sia per tutti noi un aprire il
cuore all’ “oltre”, al “un po’ più in là”, o come direbbe Francesco: una Chiesa
dalle porte aperte. Iniziando dalle porte del cuore.
Tocorpaya |
Missione, cioè… “más allá de las fronteras”
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