Il primo annuncio del Natale
Secondo il Vangelo di Luca, i primi a ricevere la gioiosa
notizia della nascita di Gesù Salvatore furono i pastori. Gente umile,
lavoratrice, come lo sono i pastori della nostra zona; qui non si festeggia il
Natale: generalmente la gente lavora duro come tutti gli altri giorni, da
lunedì a lunedì. E se nella città è arrivato il Natale, ma decisamente
mescolato ai traffici consumistici, nella campagna non è arrivato l’annuncio
della nascita del Messia: ed eccoci qui, a dare il primo annuncio del Natale a
un gruppo numeroso di ragazzi che probabilmente non sanno niente circa l’
albero di Natale, il presepio e i regali, e meno ancora di questo Dio che si fa
piccolo nella capanna di Betlemme.
Quattro giorni di intenso lavoro con gli alunni di Sunchu
Pampa, Villanueva, Molino Pampa e Muña C’asa: 150 bambini e ragazzi, dai 4 ai
14 anni, super attivi, super felici ed entusiasti per qualsiasi attività che
las hermanitas proponevano loro. Per due giorni abbiamo avuto la presenza e la
testimonianza di Nestor e Rosario, una coppia argentina di laici missionari
della Consolata. Il gruppo degli insegnanti ha dato prova di molta dedicazione
al lavoro e affetto verso i propri ragazzi.
al lavoro con Nestor e Rosario per preparare il materiale |
Fa pensare come all’inizio dell’anno, arrivando a Sunchu
Pampa, erano tutti così tristi per la mancanza dell’acqua, ed è stato davvero
un anno duro questo: eppure la vita grida di gioia, nonostante tutto, nelle
voci, corse e sorrisi dei nostri bimbi. Nelle loro risate a crepapelle mentre
guardano “Shaun the Sheep”, nelle loro preghiere semplici e vere e negli
abbracci che mi commuovono, pensando a quanto siamo cresciuti nella relazione:
nel 2013, quando andavamo a Sunchu Pampa, nessuno apriva bocca, ci guardavano
con circospezione e alla larga. E adesso è nata l’amicizia, la fiducia, la
gioia di sentirsi ricordati e visitati (quanto profondo a volte è il senso di
abbandono che sente la gente).
Nestor, che è diacono permanente, celebra la Liturgia della Parola |
Concretamente, il nostro campo scuola in Sunchu Pampa era un
cammino verso Betlemme: ogni ragazzo aveva una cartellina dove poco a poco
inseriva dei disegni da colorare sugli eventi riguardanti il Natale, dalla
promessa di Dio alla fuga in Egitto. Ultimo lavorone, un presepe da colorare,
ritagliare e costruire: il Direttore ha detto agli studenti: “Quando arrivate a
casa, fate vedere ai genitori il presepe, e spiegate loro che significa, così
annuncerete la nascita di Gesù nella vostra famiglia”.
Siccome non piove ancora, e le riserve d’acqua ormai
scarseggiano ovunque, siamo anche saliti su una collina a chiedere il dono
della pioggia, gridando forte: “Agua, Tatay””, acqua, mio Signore! E proprio
l’ultimo giorno, che sembrava si avvicinassero nubi nere, foriere di acqua,
speravamo di concludere alla grande, con una bella doccia di sperata acqua. Ma
niente, il vento antipatico ha portato via le nubi… speriamo che il grido
preghiera dei nostri ragazzi arrivi fino al Cielo e che il Signore conceda
pioggia alla terra assetata.
sulla collina, chiedendo il dono della pioggia |
Come comunità, noi suore ci sentiamo veramente riconoscenti
a Dio per un’esperienza tanto bella: alla sera arrivavamo a casa stanche morte,
ma felici di essere stanche, felici per la felicità dei ragazzi e dei
professori. Prendendo la ultima merenda, il Direttore Martyrian e alcuni prof
lanciano una pietra nell’acqua: “Sarà che si può ripetere il prossimo anno?” la
pietra cade nello specchio d’acqua e si formano cerchi che si diffondono, si
espandono, e arrivano al nostro cuore…
presepe vivente |
Il primo annuncio del Natale
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