La ch'alla a Irene
E’ bello, bellissimo, e anche fa molto riflettere, come suor
Irene, la nostra beata, si stia comportando con la gente di oggi, e in tutto il
mondo. Se nell’evento di Nipepe Suor Irene ascolta il grido dei suoi figli nel
rito della Makeya, e ci insegna ad aprirci alle espressioni rituali di ogni
cultura, in Bolivia la vediamo sorridente, in mezzo a coloratissimi aguayos e
fullos che le nostre donne tessono mirabilmente.
Suor Irene anche in Bolivia! E chi la ferma? I suoi
ghekondesi dicevano che era sempre di corsa, per andare incontro alle necessità
dei suoi figli e figlie. Immaginarsi ora che – nella gloria del Paradiso – ha
messo ali ai suoi piedi… Nyaatha è atterrata in Bolivia, in mezzo a un gruppo
di umili di ragazzi che – nonostante molte difficoltà – frequentano la scuola
di Uvila. Alcuni, nello sforzo che comporta la frequenza, devono camminare ore
per arrivare all’Unità Educativa. Ecco allora che i professori, gente dal cuore
tenero e generoso, sognano un “internado”, una struttura dove i ragazzi possano
dormire e mangiare dal lunedì al venerdì, senza dover camminare tutti i giorni,
risparmiando le energie e il tempo per lo studio.
suor Irene e le missionarie interpretate dalle ragazze dell'Internado |
“Come chiamerete l’internado?” chiede suor Gabriella al
Direttore.
“Non sappiamo ancora…” risponde il buon docente.
“Perché non chiamarlo “Beata Irene”?”
Proposta accettata immediatamente. Passando in Potosì
davanti a un negozio di cornici, Suor Gabriella e suor Maria Elena rimangono
senza parole: “Ma quella non è Irene?” un bellissimo dipinto della Beata stava
aspettando la sua cornice… In Uvila si erano dati da fare, commissionando a un
pittore un dipinto della santa missionaria.
Ed ecco che questo bel quadro ora “sorride” con la stessa
intensità dei colori dei nostri aguayos, così tipici della cultura andina, e
allo stesso tempo Irene si vede così bene in mezzo a tali tessuti: a forza di
correre, a forza di amare, sta diventando sempre più un “camaleonte” che si
adatta persino nella sua pelle alla cultura che incontra.
suor Irene assiste i malati |
Oggi, festa della Beata Irene, celebriamo un anno
dall’apertura dell’Internado Beata Irene, e inauguriamo il locale della mensa.
E’ stato costruito mattone su mattone grazie all’aiuto degli amici italiani che
comprando un calendario hanno posto il loro contributo alla realizzazione
dell’opera. Nyaatha si dà da fare, corre da cuore a cuore per smuoverci alla
carità. Un anziano signore fa l’offerta alla Madre Terra, rituale così caro e
significativo alla gente quechua, quindi rompiamo un’anfora di chicha (bevanda
tipica della festa), così come in altri luoghi si rompe una bottiglia di vino.
E l’inaugurazione (la ch’alla) è fatta!
con il direttore di Uvila, omaggiate di aguayo e corone |
I ragazzi dell’Internado rappresentano parti della
vita della santa Missionaria: il suo soccorrere i malati nei campi militari, la
sua malattia e precoce morte. Guardo gli occhi a mandorla della ragazza che la
rappresenta: ha uno sguardo intenso, serio. Irene, per favore, guarda il cuore
di questa nostra “chica”: molte volte ci chiediamo cosa succede nella vita
delle nostre giovani, tu puoi prenderle per mano e con il tuo sorriso dar loro
un po’ di consolazione…
suor Maria Elena con i nostri cari ragazzi |
La ch'alla a Irene
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