Pachamama incontra Makeya
Se fossero persone, Pachamama e Makeya avrebbero tante cose
in comune: sarebbero donne, entrambe con una storia di clandestinità, di
disprezzo, ma allo stesso tempo le due si presenterebbero con la forza della
resistenza, quella tenacia tipica delle madri che rimangono in piedi davanti
alla croce del figlio.
padre Giuseppe Frizzi nel rito della Makeya |
Si tratta, in realtà, di due riti: Pachamama, l’offerta alla
Pachamama, è il rito domestico, familiare, ma anche pubblico e istituzionale,
che la tradizione andina – sia aymara che quechua – presenta alla Madre Terra
come ringraziamento e supplica. Makeya è il rituale della spiritualità macua
xirima del nord del Mozambico, che è un ringraziamento e/o supplica agli
antenati. Due culture originarie che si incontrano sulle rive del Titicaca,
nello scambio fraterno e nella condivisione di un gruppo di missionarie della
Consolata, insieme a Padre Giuseppe Frizzi, missionario della Consolata in
Mozambico, a Calixto e Encarnación, la splendida coppia aymara di cui non
riesco a smettere di parlarvi.
offerta alla Pachamama |
L’offerta alla Pachamama è stata considerata materia di
peccato da confessare fino agli anni Settanta, fin dopo il Concilio Vaticano
II. La gente viveva, perciò, il rito nella clandestinità. Negli stessi anni del
Post Concilio, Padre Giuseppe Frizzi arriva al nord del Mozambico, tra i macua
xirima. Sa che la gente celebra la Makeya, ma la Chiesa non l’accetta. Studia
che ti ristudia, il buon missionario e buon teologo/biblista non riesce a
trovare nulla di male o di demoniaco nella Makeya, e con la sua caparbietà si
batte perché non sia più considerata qualcosa da scartare: aveva percepito che
si trattava di un’espressione vitale del popolo, in collegamento diretto con
gli spiriti, le anime e Namuli, il Dio Madre della sua gente.
“State tranquilli e vivete nella speranza” dice a Calixto e
Encarnación, che da parte loro si battono per tramandare i valori della propria
cultura alle nuove generazioni, ma che alle volte hanno timore di una non
ricezione nei giovani, abbagliati dal modello di vita tecnologico e post
moderno “una cultura è qualcosa di sacro e vitale che può rimanere nascosto
come brace sotto la cenere, ma che non scompare: guardate alla storia del
vostro popolo: cinque secoli di oppressione e continua ben identificato: ne è
la prova”.
preghiera davanti all'offerta della Pachamama |
Con nel cuore un profondo rispetto alla sacralità di ogni
cultura, eccoci a vivere noi, uno sparuto gruppo di gente proveniente da tre
continenti diversi, che lavora in altrettanti continenti, l’espressione della ritualità
andina con l’offerta della Pachamama, e l’espressione della ritualità macua
xirima con il rito della Makeya.
Sono riti in sé abbastanza semplici, ma carichi di
simbologia forte, vitale: il rapporto profondo con la Madre Terra plasma la
vita dell’aymara e del quechua: alla Pachamama si parla, si chiede perdono e si
chiede permesso. E’ un dialogo a tu per tu, ricco di riconoscenza da parte
della persona e ricco di amore da parte della Terra che come buona madre dona
ai suoi figli il suo stesso sangue (l’acqua), fa nascere i frutti che servono
per la vita di tutte le creature. E siccome la cultura andina esprime affetto
attraverso il cibo, ecco che l’offerta alla Pachamama consiste nel preparare la
tavola e imbandirla di doni: la foglia di coca, questa non può mancare, in
quanto questa pianta sacra è il ponte, il collegamento tra Dio e le sue
creature. Quindi erbe, i “misteri” di zucchero che rappresentano i nostri
desideri, le nostre richieste, il grasso di animale, l’alcol e il vino. Quando
la tavola è imbandita, il tutto si brucia (nella nostra regione si pone sulla
brace e si lascia ardere lentamente) e si lascia alla Terra Madre come
alimento, segno di amore e riconoscenza.
Calixto e Encarnación nel rito della Makeya |
Il rito della Makeya consiste nel lasciar cadere al suolo
della farina di mapira, invocando Dio e gli antenati per ringraziarli e per
chiedere aiuto. Per la cultura macua xirima, il rapporto con gli antenati, che
già vivono nel seno materno di Dio, è un ambito vitale e centrale: tutti siamo
diretti verso il Namuli, la montagna sacra che rappresenta l’utero del Dio
Madre: da lì veniamo e lì ritorniamo. Chi già è ritornato nella vita di Dio,
ritorna anche nella vita dei viventi come guida, se è necessario correggendo i
propri figli. Se Dio per la cultura macua xirima è come la luna, gli antenati
sono come le stelle, appartengono al tempo della notte che è il tempo di Dio.
Si capisce come la relazione con gli antenati è carica di significato ed è
vitale per il popolo, per questo la Makeya è un rituale presente in tutti gli
ambiti della vita: familiare, istituzionale, terapeutico, festivo…
Non abbiamo giocato con questi riti: li abbiamo vissuti
intensamente e in qualche modo abbiamo sfiorato con la nostra anima la
sacralità delle due culture, mentre il Titicaca, grembo sacro del popolo
andino, guardava silenzioso, attraverso il blu intenso delle sue acque.
Se un giorno Pachamama e Makeya si incontrassero, si
direbbero: “La vita è dura, ma bisogna lottare per i propri figli”. Così come
direbbe qualsiasi donna andina e – sicuramente – ogni mamma macua xirima.
Pachamama incontra Makeya
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