Il mio miglior nemico (le guerre dell'acqua)
Che la vicinanza crei rivalità, a volte amore/odio, è una
realtà che interessa quasi tutti gli stati in relazione con i propri vicini
confinanti. C’è un bel film argentino che si chiama: “Il mio miglior nemico”,
che tratta dell’amicizia nata tra soldati argentini e cileni, sperduti nelle
pampas del sud, dove il vento e il freddo fanno da padroni, alla vigilia di un
conflitto armato tra i due paesi. Sarà allora una caratteristica del Cile
essere considerato il miglior nemico, perché anche con la Bolivia sussiste una
relazione di vicinanza/amicizia e inimicizia allo stesso tempo: infatti, molti
boliviani si recano in Cile per trovare lavoro. Il contrabbando – soprattutto
di auto – vede i due Stati conniventi, ma se c’è un tema che rende tutti
nemici, nel gioco del “tutti contro tutti”, è la questione dell’acqua. Il Cile
ruba il mare a Bolivia (vedi post sul “giorno del mare”), e il Cile, ancora,
ruba acqua, questa volta la preziosa acqua dolce, alla Bolivia.
La questione del mare è qualcosa legato agli affari e
commerci: senza lo sbocco al mare, la Bolivia si vede costretta a pagare i dazi
doganali al vicino Cile per esportare via oceano Pacifico i minerali del suo
ricco sottosuolo. Ma il problema dell’acqua dolce è una questione di vita o di
morte, soprattutto in questi anni in cui la siccità flagella il paese. Tutto
porta a vedere Cile come il miglior nemico attuale della Bolivia!
il piccolo fiume di Vilacaya |
Ma oggigiorno non si può più parlare solamente di guerra
dell’acqua, bensì di guerre dell’acqua: per grandi o piccole che siano, si
tratta di un sistema sempre più complicato di conflitti che interessano
province, comuni, singole comunità o famiglie. Il caso di Vilacaya è
emblematico, nel suo piccolo: da quando siamo arrivate, nel 2013, si stanno
facendo studi per aumentare la quantità di acqua per il paesino. Trovano una
sorgente, ma sfortunatamente per pochi metri (o centrimetri) appartiene a
un’altra comunità che, immediatamente, manda una lettera minatoria alle
autorità originarie: “Che si provino a toccare quell’acqua e ne vedranno le
conseguenze…”
Quest’anno è successa la stessa cosa, questa volta con una
comunità vicina e sorella, come quella di Vilacaya, che a sua volta si è
rifiutata di cedere l’acqua nel suo territorio (anche qui per pochi
centimetri!) per paura di perdere il prezioso liquido, che è vita per persone,
animali e campi.
atraversando un fiume... secco... |
Intanto, la radio dice che, verso Oruro, molti lama stanno morendo per mancanza di acqua. Notizie sempre più tristi, per un territorio che – secondo gli esperti – carica sulle sue spalle le maggiori conseguenze del cambio climatico. Mi dà tristezza e oppressione: vedo i nostri contadini, sempre più impotenti davanti all’imprevedibilità e inclemenza del tempo, e li immagino caricando su di sé i peccati contro la Madre Terra, gli errori e insensibilità delle nazioni e dei singoli individui, gli interessi economici che non prendono in considerazione le conseguenze nel futuro più o meno prossimo. Tutto questo carica sulla sua schiena Luis, e anche Eloy, e tutti i poveri (impoveriti) contadini dell’Altipiano.
Il mio miglior nemico (le guerre dell'acqua)
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