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Mangia che ti amo

Una delle caratteristiche che dà nell'occhio arrivando nel mondo quechua, è una gestualità poco espressiva, quando si tratta di dimostrare affetto, e in generale i sentimenti.
Mi chiedo se è tutta "colpa" della cultura originaria... prima che arrivasse il Conquistador europeo, forse la nostra gente poteva dimostrare liberamente ciò che sentiva nel cuore... (anche se, diciamocela tutta: non è che l'Impero Inca era molto democratico... piuttosto sanguinario a quanto pare...) ma 500 anni di sottomissione a un potere esterno oppressore, non sono qualcosa che si possa trascurare.

Comunque, non possiamo fare la storia con i "se" e con i "forse"... Quello che sappiamo e vediamo oggi è questa realtà di un popolo "timido", e poco espansivo. Ma i sentimenti ci sono, chiaramente. Solo che le espressioni sono diverse da quelle abituali per noi.



Il simbolo forte per dire "Ti voglio bene", "Ti accolgo", "Ti ringrazio" è un piatto di cibo. La prima cosa che fa una donna quando la visiti, è correre alla pentola e darti da mangiare.
Quando una comunità riceve un sostegno economico da un'istituzione (sia essa il municipio, la Caritas, le suore...), organizza sempre un momento celebrativo di ringraziamento. Nella riunione che lo prepara, l'argomento principale sarà sicuramente: cosa cuciniamo? Chi porta gli ingredienti, chi cucina? E alla fine di un incontro - ecclesiale o no - nella valutazione finale il cibo è uno degli argomenti che si tratta. Sempre mi ricorderò delle lacrime di Andrea quando, alla fine di un bel giorno di incontro educativo e sportivo tra i ragazzi di Yascapi e Vilacaya, era disperata perché non era bastato il pranzo per tutti, e per lei questo era il disastro totale.

Una conseguenza pratica, che quando viene gente da fuori siamo molto attente a farla conoscere agli "stranieri", è che non si può rifiutare il cibo che ti offrono. Significa disprezzare la persona. La scappatoia consiste nell'azione - socialmente accettata e usata da tutti - di poterlo mettere in borse e portare a casa. Ma non ti passi il pensiero - se mai arrivi nel mondo quechua - di accettare il piatto e metterlo tutto nella borsa senza provarlo. La gente non è scema, anzi: è molto osservatrice. Si mangia un po' e poi si mette nella borsa. La cucina quechua è molto saporita e preparata con cura dalle donne, quindi  si mangia volentieri. Il problema sono le quantità: piattoni che nemmeno un mangione riesce a finire!


Ma c'è un'altra conseguenza, che segna profondamente le relazioni: nell'incontro di Pastorale e Teologia Andina che si è tenuto in Yavi (Argentina) a cui hanno parteciparo suor Hannah, suor Remija e suor Maria Elena, gli stessi Nativi riconoscevano come le mamme non usano tante parole per dire quanto amano i figli, ma sono molto attente a preparare sempre piatti squisiti. La mamma, la sorella, sono per eccellenza delle cuoche provette, perché è lì che esprimono il legame intenso con la famiglia. Alle volte c'è chi opina che le donne quechua sono dure, fredde. Ma prova a pestare i piedi a un loro figlio, e vedrai come scendono in campo, guerriere Incas a tutti gli effetti. E infatti, la festa della Mamma Boliviana si festeggia ogni anno il 27 maggio, perché in quel giorno un gruppo di madri è scesa nel campo di battaglia per difendere come eroine i loro figli. Così che prima di dare opinioni sommarie, o sbagliate, o semplicemente stupide, meglio tapparsi la bocca per qualche anno, e semplicemente immergersi nel mondo sacro della cultura che ti accoglie (scusate, mi è scappata la penna e la pazienza...)



In realtà, non mi sembra una caratteristica tanto distante da quella che viviamo un po' tutti. Sarà perché sono piemontese di origine, e provengo da una famiglia di "orsi", ma per dire quanto ci vogliamo bene, prepariamo dei piatti deliziosi. La prima cosa che mi chiede mia mamma prima che arrivi è: "Cosa ti preparo, che ti piacerebbe mangiare?" E anche nella vita fraterna di comunità: una strategia vincente è conoscere i gusti delle sorelle e ogni tanto preparar loro ciò che piace di più. L'amore è fatto di gesti concreti, dice Papa Francesco continuamente. Dire "ti voglio bene" si concretizza in un gesto tanto quotidiano, tanto vitale, tanto concreto come il "dar da mangiare cose deliziose". Perciò: "Mangia che ti amo".




Mangia che ti amo Mangia che ti amo Reviewed by abconsolata on 01:00 Rating: 5

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