Guarda, vedi, tocca, annusa, gusta la missione!

Natale tra i pastori (come la prima volta)

Natale non è una festa segnata in rosso nel calendario contadino quechua: il ciclo festivo tradizionale non dà molto risalto a questa festa, anche se il consumismo cerca di penetrare, ma non si tratta di un annuncio evangelico, è solo un modo per vendere di più: quest'anno in Tres Cruces, gli ultimi due sabati di mercato prima del Natale, vendevano panettoni e giocattoli e - con mia grande sorpresa - anche un piccolo albero di Natale.

Non ci aspettavamo una folla alla Messa del 25, ma tutti gli anni vengono sempre i bambini dalle varie comunità: ed eccoli lì, alle 8 già in pole position: sono i ragazzi di Nohata: hanno camminato 7 km per venire alla Messa, nella speranza di ricevere cioccolata calda, buñuelos (una specie di piadina fritta) e magari un giocattolo.

Gesù Bambino in carne ed ossa che... dorme veramente!
Li vedo quando vado a suonare la prima campana: quando li intercetto con lo sguardo, scappano timidi, ma vado loro incontro e mi danno la mano con piacere. Più della metà dei piccoli sono fratelli e sorelle di una famiglia molto umile, li conosciamo bene. Nonostante le ristrettezze economiche, hanno qualche moneta in tasca, e si danno il lusso di comprare qualche deliziosa porcheria al negozietto della piazza.

Li chiamo e li invito dentro il cortile della Parrocchia: mi sono ricordata che dal campo scuola di Natale sono avanzati alcuni regalini che con creatività e molto amore avevano preparato i Laici Missionari della Consolata di Merlo (Argentina). Consegno loro, lo aprono con emozione, ed ecco che gli occhi si illuminano, ed un "Oh!" di meraviglia e gioia riempie il loro volto. Ed il mio cuore si colma di soddisfazione: la gioia dei poveri ti ritorna indietro come un boomerang e ti colpisce con il centuplo in emozione e commozione.

Dopo la Messa, offriamo la cioccolata e i buñuelos: ce ne sono in abbondanza, e così diamo anche "per il cammino", come si dice qui: il cibo che si dà a chi deve camminare per ritornare a casa. Un Natale molto semplice, ma molto significativo: mi immagino che Jovana e i suoi fratelli, ritornati a casa, saranno andati al pascolo, a recuperare le caprette e le pecore, a farle bere al ruscello, e poi rinchiuderle nell'ovile.



Anche quando è nato Gesù, più o meno sarà successo la stessa cosa: il Natale non esisteva, non c'erano regali da comperare o da ricevere, nè alberi da addobbare. C'erano, sì, pastori: a loro Dio ha annunciato la gioia della nascita di Gesù. E come i nostri piccoli hanno camminato, hanno trovato Gesù nella Chiesa e nell'Eucaristia, così i "piccoli" di Betlemme hanno trovato quel Bambino, un Dio che si fece piccolo, così come oggi si fa piccolo nel pane e nel vino.

Il giorno di Natale passa tranquillo in Vilacaya. Il cielo continua a non dare pioggia, fa molto caldo. Chiediamo a Gesù Bambino che ci faccia questo regalo. Lui che è venuto in mezzo ai più umili, non si dimenticherà di questi poveri pastori.
 
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