I miei primi quarant'anni
Quando ero una mocciosa, era uscito il libro e il film "I miei primi quarant'anni" di Marina Ripa di Meana, all'epoca Lante Della Lovere, che in quel tempo avevano fatto tanto parlare. Ero un adolescente, e pensavo che era ben vecchia sta donna di mondo (nemmeno mia mamma era tanto vecchia!) e ora, che porto sulla groppa un 4 e uno 0, nell'ordine in cui li ho scritti... anch'io voglio scrivere sui miei primi quarant'anni. Naturalmente, adesso che li ho non mi sento così vecchia!
Viaggiare e scrivere un libro
Una volta mi hanno detto che nella vita bisogna scrivere un libro e viaggiare. Grazie alla bontà del Signore, di libri ne ho scritti tre pubblicati, più questa enciclopedia di blog, e molti articoli sparsi un po' dappertutto. Già prima di imparare a scrivere mi piaceva tracciare segni con la biro e mi attirava la macchina da scrivere. Poi ho avuto la Maestra Carla che mi ha aiutato molto a sviluppare il buon uso della lingua. E' il mezzo di espressione che preferisco, e - sappiatelo voi miei lettori - la scrittura per me è terapeutica, mi aiuta a mettere a posto le idee, elaborare il vissuto, approfondire.
Non ho viaggiato molto per turismo, ma come missionaria sì: il Signore mi ha regalato il Brasile, l'Argentina e la Bolivia, tre paesi che mi hanno arricchita e cambiata. Altri viaggi temporanei ci sono stati, e tutto entra nel baule dei ricordi, aumentando il tesoro.
Un cuore a patchwork
Sono piemontese? Non so... ho vissuto quasi la metà fuori dalla terra che mi ha visto nascere e mi ha fatto crescere... Inoltre, sono tendenzialmente permeabile all'ambiente nel quale vivo e alle persone con cui condivido la vita, e come una spugna assorbo modi di dire, fare... persino l'accento! Generalmente non mi identificano per una piemontese, e nonostante non rinneghi le mie origini, penso che il mio cuore è come una coperta patchwork: tanti ritagli presi di qui e di là, sono straniera in Bolivia, Argentina, Brasile e anche in Italia, ma il risultato non è poi così male: è bello come un lavoro patchwork.
Una chitarra inutilizzabile
Camilla, la mia fedele chitarra acustica, che ha sorvolato l'oceano Atlantico ben cinque volte... Camilla, la mia Camilla: piena di ammaccature, ricordo di molte avventure, ma con quel suono eccezionale che mi ha convinto a comprarla, con i soldi guadagnati raccogliendo pesche: questa chitarra fedele non suona più: i ferretti del manico sono totalmente consumati, tante sono state le ore di musica passate insieme! Nei momenti di ispirazione, mi aiutava a comporre canzoni. Nei momenti di servizio, eravamo una cosa sola nell'animazione della liturgia. Insieme abbiamo imparato tanti ritmi latini: il samba, la zamba, il chamamé, la chacarera, il huayño... ogni ritmo è una cosmovisione propria, ed entrarci dentro un viaggio. Addio, Camilla! Sei stata parte della mia vita, e sono contenta che sia finita così: vorrei anch'io finire così, come dice suor Eugenia: "Meglio morire rotti che arrugginiti".
Viaggiare e scrivere un libro
Una volta mi hanno detto che nella vita bisogna scrivere un libro e viaggiare. Grazie alla bontà del Signore, di libri ne ho scritti tre pubblicati, più questa enciclopedia di blog, e molti articoli sparsi un po' dappertutto. Già prima di imparare a scrivere mi piaceva tracciare segni con la biro e mi attirava la macchina da scrivere. Poi ho avuto la Maestra Carla che mi ha aiutato molto a sviluppare il buon uso della lingua. E' il mezzo di espressione che preferisco, e - sappiatelo voi miei lettori - la scrittura per me è terapeutica, mi aiuta a mettere a posto le idee, elaborare il vissuto, approfondire.
Non ho viaggiato molto per turismo, ma come missionaria sì: il Signore mi ha regalato il Brasile, l'Argentina e la Bolivia, tre paesi che mi hanno arricchita e cambiata. Altri viaggi temporanei ci sono stati, e tutto entra nel baule dei ricordi, aumentando il tesoro.
Un cuore a patchwork
Sono piemontese? Non so... ho vissuto quasi la metà fuori dalla terra che mi ha visto nascere e mi ha fatto crescere... Inoltre, sono tendenzialmente permeabile all'ambiente nel quale vivo e alle persone con cui condivido la vita, e come una spugna assorbo modi di dire, fare... persino l'accento! Generalmente non mi identificano per una piemontese, e nonostante non rinneghi le mie origini, penso che il mio cuore è come una coperta patchwork: tanti ritagli presi di qui e di là, sono straniera in Bolivia, Argentina, Brasile e anche in Italia, ma il risultato non è poi così male: è bello come un lavoro patchwork.
Una chitarra inutilizzabile
Camilla, la mia fedele chitarra acustica, che ha sorvolato l'oceano Atlantico ben cinque volte... Camilla, la mia Camilla: piena di ammaccature, ricordo di molte avventure, ma con quel suono eccezionale che mi ha convinto a comprarla, con i soldi guadagnati raccogliendo pesche: questa chitarra fedele non suona più: i ferretti del manico sono totalmente consumati, tante sono state le ore di musica passate insieme! Nei momenti di ispirazione, mi aiutava a comporre canzoni. Nei momenti di servizio, eravamo una cosa sola nell'animazione della liturgia. Insieme abbiamo imparato tanti ritmi latini: il samba, la zamba, il chamamé, la chacarera, il huayño... ogni ritmo è una cosmovisione propria, ed entrarci dentro un viaggio. Addio, Camilla! Sei stata parte della mia vita, e sono contenta che sia finita così: vorrei anch'io finire così, come dice suor Eugenia: "Meglio morire rotti che arrugginiti".
I miei primi quarant'anni
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