La Pasqua e le donne
La storia si ripete, e non diventa routine. E’ una storia
viva che rimane viva nei secoli dei secoli. La liturgia ci fa vivere e rivivere
vivamente il mistero di questo Dio Amore che muore nella Croce e che risorgendo
ci assicura che l’Amore è più forte della morte. Ma non si tratta solo di una
memoria viva liturgica: la storia si ripete in gesti e persone, e si tratta di
donne che – duemila anni fa come oggi – si affacciano al Mistero come solo le
donne possono fare.
Nel Triduo Santo di quest’anno, mi hanno colpito molto le
nostre donne, le cholitas, come si
chiamano da queste parti. Il Venerdì si sono sedute davanti all’immagine del
Cristo morto, tutto rivestito di fiori come tradizione. Sembrava che
vegliassero un defunto vero, con una presenza silenziosa ma intensa. Non era
solo una preghiera come si può fare a un Santo, era davvero un accompagnare
Gesù, dalla Croce al Sepolcro vuoto.
Durante la Quaresima, le donne della nostra regione si sono
riunite per pregare (vedi post: “Le Watacaminas” del primo anno di Bolivia). A
loro è affidata la preghiera per chiedere la benedizione di Dio per tutto
l’anno (watacaminas significa “cammino dell’anno”). In molte comunità si è
mantenuta la preghiera notturna nella notte del Sabato Santo, e ancora oggi in
Otavi la Messa di Pasqua si celebra alle 4 della mattina, dopo tutta una notte
di preghiera nella Chiesa.
Donna: accompagnare, aspettare, avere cura nella vita e
nella morte. Come le donne quechua esprimono nella preghiera, così lo vivono
tutte le donne nella vita di tutti i giorni. Per una vocazione speciale data da
Dio alle discendenti di Eva, le donne sono coloro che accolgono la vita nel
proprio grembo, che la fanno crescere, la curano e la amano con attenzioni che
solo una madre ha. E’ molto suggestivo pensare come questa realtà si esprima
anche nella preghiera, tutta femminile, delle nostre donne.
Finita la Liturgia della Passione del Signore, il Venerdì
usciamo in processione con il Cristo morto, l’Addolorata e San Giovanni. Ormai
è notte, e le donne accompagnano il camminare della gente con le loro litanie
tradizionali. Ci fermiamo davanti a un albero, o meglio: a grandi rami tagliati
da poco che rappresentano la stazione della Via Crucis. Sono le donne che li
hanno preparati: nell’oscurità sembrano alberi nati improvvisamente, e anche
questo ha una simbologia forte, che connette profondamente all’essere donna. L’albero,
simbolo di vita. Le donne come forze vitali che fanno nascere e crescere la
vita. La croce, l’albero della Vita per noi cristiani. E le donne che ad ogni
stazione incensano il Cristo, l’Addolorata e San Giovanni, sacerdotesse di una
vita che è la stessa vita di Dio. Le donne che, con la forza di vita, fanno
crescere gli alberi dal nulla!
Piccole donne
crescono
Anche le ragazze già si incamminano in quella strada
meravigliosa che è l’essere donna. Terminata la Pasqua Giovani il sabato
pomeriggio, alcune giovani decidono di rimanere per la Veglia Pasquale. Sono
loro che leggono la Storia della Salvezza, che cantano gioiose al Cristo
Risorto, così come lo fece Maria Maddalena, in quella benedetta, santa alba di
duemila anni fa.
Il giorno di Pasqua di nuovo le donne: hanno preparato il
pranzo che hanno condiviso con tutte le famiglie della comunità: il cibo, di
nuovo un mezzo di vita e un simbolo forte di vita.
Un Dio… donna?
Ed ecco Gesù: un Dio che si fa pane, si fa cibo. Quante
coincidenze tra le nostre donne e Gesù il Cristo Risorto! Più cammino nella
strada della vita, più scopro il volto femminile di Dio. Anche in Gesù.
La Pasqua e le donne
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