Vite appese a un filo
Stando a lungo in Vilacaya, si percepisce che la vita del
contadino dell’Altipiano è molto semplice, meno complicata che la vita in
città. Anche se il clima non accompagna molto in questi anni, e quindi si lotta
per la sopravvivenza. Ma basta poco, e alle volte sembra che tutto cade. Vi
racconto ad esempio la vita di Santiago. Si tratta di un giovane buono e bravo:
il migliore studente della sua classe. Vive con il nonno, che vive in una
comunità non distante da Vilacaya. Un giorno il buon uomo passa tutto
orgoglioso: “Mio nipote ormai è nell’anno della maturità!”. Santiago ha una
moto e scorrazza felice con essa per le strade polverose che uniscono la sua
comunità a Vilacaya. Tutto bene, insomma, nei limiti del possibile: infatti, la
mamma di Santiago vive lontana, e del padre non se ne parla mai. Nei suoi occhi
sereni e profondi, si vede un sogno di una vita felice, e le cose promettono
bene, fino a quando… il nonno muore improvvisamente, e questa fragile vita
appesa ad un filo inizia a precipitare.
Dopo il funerale, Santiago non si vede
più, e le voci iniziano a correre: “Lascia la scuola!” “Va al servizio militare
e poi si vedrà…” “Gli zii vogliono portarlo a Tarija!” Tutti ci allarmiamo,
soprattutto noi sorelle e i suoi professori: nell’arco di 8 mesi potrebbe
uscire con il diploma della secondaria, è questione di poco, poi si vedrà per
il futuro... Le cose si risolvono relativamente: il ragazzo non ancora
maggiorenne vivrà solo tutto l’anno, fino a terminare la secondaria, e poi
sembra che gli zii lo aiuteranno perché possa continuare l’università. Entra
nell’ “internado” per vivere residenzialmente in Vilacaya durante la settimana,
quindi nel week end si occuperà della casa come un adulto. Nei giorni dopo la
morte del nonno tanto amato, Santiago si mette a vendere le pecore che solo non
può accudire. Da solo! I parenti, infatti, vengono per il funerale e poi
scappano alle loro famiglie, lavori e città lontane. Vite fragili, appese ad un
filo, ma anche forti e capace di affrontare situazioni che lasciano a bocca
aperta.
Il fatto mi ha portato a riflettere sulla fragilità della
vita della nostra gente: un orfano, una vedova vivono situazioni estreme di
povertà e di non protezione. Un malato, se non ha i soldi per pagare le cure,
aspetta la sofferenza e la morte. Vite appese ad un filo, e con il cambio
climatico, un’insicurezza e una durezza di vita ancora più grandi. Ci
raccontava un direttore di scuola che alcuni allievi della sua secondaria sono
come orfani: i genitori sono dovuti migrare in cerca di lavoro, dopo la
disastrosa stagione senza pioggia. Si occupano del gregge, delle pesche da
raccogliere, e frequentano la scuola: lavorano di notte per poter fare tutto.
Vite appese a un filo
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