Il tutto e il difetto
Non so cosa sta
succedendo quest’anno, fatto sta che si è presentata un’ “epidemia” di calcoli
al fegato: due donne di Vilacaya e un seminarista all’ospedale per i forti
dolori. La diagnosi della nostra gente? “E’ che si sono arrabbiati troppo...
Non bisogna prendersela tanto con i figli, con la famiglia, con i vicini...”
Molte persone mi
hanno detto la stessa cosa: stessa diagnosi e stesso parere medico. E non solo
per i calcoli al fegato: quando è morto un signore improvvisamente per infarto,
la causa identificata dalla gente era: “Perché ha litigato furiosamente con il
fratello!” non importa che il pover uomo avesse il mal di Chagas che gli aveva
compromesso il cuore. Quasi tutte le spiegazioni che la gente dà sui decessi o
le malattie è legata alla qualità delle relazioni. E questo si capisce solo se
si assume una visione olistica – totalizzante della persona.
Già lo abbiamo
detto tante volte: la visione della realtà per un quechua abbraccia tutto: il
diacono Calixto ci diceva: “Se ti viene una pustola dietro l’orecchio, ti
chiederò: hai per caso pestato un ragno?” e tu mi dirai: “Sì, è vero: ho
pestato un ragno”. Siamo una cosa sola nel Pacha, cioè nella realtà che è fatta
di animali, astri, acqua, piante, persone, pietre e Dio... e siamo così uniti
che – se io ti do uno spintone – come un domino cadrà tutto il Pacha. Il
principio che regge la realtà è la reciprocità, lo abbiamo ricordato la
settimana scorsa. E se un anello della catena viene meno all’armonia, prodotto
della reciprocità universale, allora inizia a non funzionare bene qualcosa.
Nel caso della
salute, anche noi occidentali poco per volta ci siamo abituati a considerare le
cause non fisiche che possono provocare la malattia. Quante volte ci dicono:
“E’ lo stress...” per dare una spiegazione a certi disturbi. Ma qui si tratta
di tutto un modo di vedere e sentire la realtà che va ben oltre la tensione
nervosa. Se litigo con un vicino, viene meno l’armonia e questo si riflette
anche nell’armonia del corpo che chiamiamo salute.
E’ interessante
notare un altro aspetto che si distanzia dal nostro modo di pensare, ed è
quello dei difetti fisici e anche delle disabilità. Se per noi sono
imperfezioni, per i quechua si tratta di segni per una vocazione/missione: il
nostro yatiri di Vilacaya è medico/sacerdote tradizionale per il fatto di
essere zoppo dalla nascita. Il famoso e sempre citato Calixto è yatiri perché
suo nonno lo era, ma anche per il fatto che nel suo corpo ci sono macchie della
pelle e un’unghia del piede malformata. Generalmente le persone con disabilità
mentali sono considerate pure e innocenti, quindi la loro preghiera ha un
valore grande agli occhi di Dio.
Altre prospettive
ed angolature per vederci e capirci: è arricchente approfondire certe visioni
antropologiche e scoprirci sempre più come un miracolo di vita.
Il tutto e il difetto
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