Il regno degli ayllus/2
Che cos’è un
ayllu? La parola in quechua significa famiglia, ma indica anche un territorio
che non corrisponde alle divisioni amministrative statali. Un ayllu raccoglie
varie comunità. In territorio ayllu è riconosciuta la tradizione indigena, che interessa
la giustizia, l’organizzazione sociale e le autorità comunitarie, i lavori e servizi
per la collettività... Oggigiorno alcuni partiti usano questo nome per definire
la propria origine indigena, ma non c’entrano con l’ayllu in sè.
Sono cinque anni
che vivo in questo ambiente e poco per volta ho imparato a conoscerlo. Ma mi
sorprende assai che gente della città non sappia niente di tutto questo. La
giustizia comunitaria propone due tipi di sanzione: una multa e una punizione
corporale. Quando il tipo problematico ascolta ciò che sanzionano le autorità,
dice di non accettare. Allora un uomo prende la frusta, appesa insieme ai
bastoni delle autorità. Un altro si alza e chiama la polizia con il cellulare,
dice che mentre si aspetta l’arrivo degli ufficiali dell’ordine pubblico, il
tipo sarà rinchiuso nei locali del Corregimiento (in altre comunità c’è il
calabozo, che è una cella di punizione). Nel frattempo la riunione segue, e il
tipo cittadino e problematico, capisce che deve accettare le condizioni.
A questo punto si
alza in piedi il cacique, che è l’autorità massima per Vilacaya: nel suo viso
solcato dalla fatica, scolpito dal sole e dal vento delle Ande, nel suo sguardo
fiero e nella posizione dell’autorità, con il bastone in mano, mi vedo di nuovo
la grandezza Inca: la mia gente è davvero la diretta discendente dell’Impero.
Al cacique tocca decidere la pena corporale, che in questa occasione scopro che
assume i nomi delle unità di misura: una quartilla, una arroba, a seconda della
quantità di scudisciate che si daranno. Il tipo allora dice che non si lascerà
toccare. Per bontà delle autorità, si decide di tralasciare la pena corporale,
ma avrebbero tutta la facoltà per punirlo una buona dose di frusta. In altri
posti si eccede e si arriva al linciaggio, ma questo non è permesso
ufficialmente dallo stato, anche se quando succede, poi nessuno è condannato
per questo gesto. Siamo nell’ayllu, nel regno dell’ayllu. Non ho mai avuto
dubbi di questa realtà, ma oggi mi appare in tutta la sua forza, rialzatasi
dopo tanti secoli di silenzio. I quechua in questo sono un esempio eccelso di
resistenza, resilienza e identità forte. Purtroppo, non tutti i popoli nativi
hanno saputo sopravvivere identitariamente nelle catacombe del silenzio come
loro.
lavori comunitari |
Ma continua a
farmi pensare come la gente boliviana della città non sia a conoscenza della
realtà indigena contadina: Vilacaya si trova solo a 70 km da Potosì, cioè a
un’ora e mezza di viaggio... ma basta uscire fuori dalla città, e già si
trovano ayllu, autorità originarie e quanto altro della organizzazione
tradizionale andina. Come si può vivere tanto occidentalizzati e non essere
coscienti che le proprie radici hanno potuto germogliare di nuovo? Mi vengono
in mente i giovani dell’Università, che si iscrivono a corsi di quechua, poiché
lo stato plurinazionale obbliga a livello universitario la conoscenza
dell’inglese e di una lingua originaria. In questo sono pienamente d’accordo, e
mi immagino ‘sti ragazzotti vestiti e pettinati come gi attori da grido
coreani, correre dietro la propria identità... per lo meno un po’ di sforzo
mentale, se non fa recuperare le proprie radici, può comunque ricordare da dove
vengono, e anche dove vivono: attenti, le città sono circondate dagli ayllu,
dal regno degli ayllus!
Il regno degli ayllus/2
Reviewed by abconsolata
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