Ma quanto sei antico!
Una delle cose
più belle dello studio dell’ Antropologia che sto facendo, e che mi lascia a
bocca aperta, è scoprire la storia della mia gente. Nella materia di storia
preispanica e in quella di culture americane, mi rendo conto che certe
istituzioni sociali vigenti oggi, sono antiche, antichissime: sono millenarie.
L’ Ayllu, di cui vi ho già parlato in tutta la sua vitalità più di un mese fa,
è una realtà andina presente prima ancora dell’impero inca. Leggo, leggo... e
le caratteristiche della vita sociale andina nei secoli 1100-1300 d.C. sono
così simili alla vita di Vilacaya nel XXI secolo: le autorità erano leaders di
gruppi igualitari, proprio come oggi. Le famiglie ricevevano la terra della
comunità, con gli obblighi di servizi comunitari che comportava, allo stesso
modo di oggi.
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rito ancestrale alla Pachamama |
Mi rendo conto
che quella forza e sapienza che sento davanti alla realtà tradizionale della
mia gente, proviene da secoli e secoli di vita e di esperienza. E se mi metto a
pensare che ha vissuto nella clandestinità e nel disprezzo dei conquistatori
per cinque secoli, ed è riemersa alla luce in tutto il suo splendore negli
ultimi decenni, rimango ammirata e stupita. Significa che c’è energia, forza,
capacità di sopportare l’umiliazione e le difficoltà: ed è così, si può
constatare negli uomini, nelle donne, e persino nei giovani. “Razza di bronzo,
forza e amore”, dice una canzone.
La cultura
quechua, erede della cultura inca, non ha di per sè la scrittura: altre civiltà
americane come la maya avevano sviluppato un tipo di scrittura, che ancora oggi
è in fase di decifrazione. Un sistema univoco di traslitterazione della lingua quechua
inizia solo negli anni Settanta del secolo scorso, ed oggi i ragazzi nelle
scuole stanno imparando a scrivere e leggere il quechua, ma è molto faticoso.
Li capisco molto bene: nonostante sappia capire bene e parlare un poco il
piemontese, non lo so nè scrivere, nè leggere. Sono tradizioni orali.
Eppure, gli incas
hanno scritto la loro storia. Come? Con i nodi. Il quipus era un sistema di fii
colorati, in una serie convenzionale, nei quali si facevano nodi semplici o
composti. Il suo uso principale era la contabilità del censimento e delle
derrate alimentari immagazzinate. Si potevano scrivere numeri molto alti
secondo il sistema decimale, e con semplici nodi. Però c’erano quipus speciali
nei quali si registravano fatti storici. Non mi chiedete come, però lo
facevano. E bravi gli storici e archeologi che sanno interpretare! Mi viene in
mente l’abilità che oggi tutti, bambini e adulti, dimostrano con i nodi e con i
fili. Dev’essere qualcosa di genetico... tramandato di secolo in secolo, di
gene in gene...
Più passa il
tempo, più la mia reverenza verso la grandezza dei quechua cresce in me. Ho
tanto da imparare e ringrazio il buon Dio che mi ha fatto conoscere questo
popolo, del quale mi sento una piccola alunna...
Ma quanto sei antico!
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