Porte aperte per te
Forse per suor Maria Elena, che è latino americana, e per di più Colombiana, e come se non bastasse, di Manizales, l’accoglienza è la cosa più normale in questo mondo.
Ma una piemontese, e per di più montagnina, come sono io, certe cose le accoglie, le gode e impara a viverle qui in America Latina. Già l’ho scritto molti anni fa: si va a scuola dalla gente, e in questo senso ringrazio il Signore per quello che ho imparato in Bolivia, soprattutto in fatto di porte aperte e casa sempre pronta ad accogliere chi arriva.
Il 2017 è stato, più di altri anni, un bel tirocinio per incorporare, ogni giorno di più, nel mio DNA, l’accoglienza: praticamente tutto l’anno abbiamo avuto visite, molto diverse una dall’altra, ma tutte molto positive.
L’accoglienza non toglie in me una certa tensione per l’organizzazione logistica, un occhio attento alla salute degli ospiti e uno sforzo per trovare lavoro a tutti, perché si sentano felici e utili, e non si annoino. Meno male che la parrocchia ha tante porte e finestre da verniciare! In ogni caso, la creatività non mi manca...
Da novembre ad oggi c’è stata un’ininterrotta serie di visite: i laici missionari della Consolata Nestor e Rosario, poi la famiglia di laici LMC di Mario e Viviana, tutti dall’Argentina. Quindi i diaconi missionari della Consolata Mate, Danilo e Mbarire, quindi il lieto ritorno di Nadia e Muriel, le nostre giovani in formazione argentine. E in febbraio, la visita gradita di sr Conceição, la nostra vice superiora generale.
Quando diciamo: “Venite a visitarci a Vilacaya!” sembra davvero che la gente prenda sul serio questo invito! Ma l’importante è che ritornino alle loro case con la gioia nel cuore di aver potuto incontrare gente di una cultura molto diversa, e molto arricchente. Che in qualche modo abbiamo potuto testimoniare un tipo di missione molto semplice, e il più possibile vicina alla gente. Che si può vivere con pochi litri di acqua e gioire quando piove, nonostante i disagi. Che senza linea di cellulare è ancora possibile sopravvivere (almeno quindici giorni), e anche senza televisione.
U
E così, porte aperte nella comunità di Vilacaya, a qualsiasi ora del giorno e della notte, dalle 5 della mattina a mezzanotte, per i bimbi che vengono a cercare un abbraccio e le donne che hanno bisogno di parlare. Per il nonno che vende uova e il cagnolino che cerca un osso da rosicchiare. Per i gringos che vengono da lontano, con la pelle chiara e una lingua diversa, e per chi condivide lo stesso carisma consolatino. Insomma, porte aperte per te!
Ma una piemontese, e per di più montagnina, come sono io, certe cose le accoglie, le gode e impara a viverle qui in America Latina. Già l’ho scritto molti anni fa: si va a scuola dalla gente, e in questo senso ringrazio il Signore per quello che ho imparato in Bolivia, soprattutto in fatto di porte aperte e casa sempre pronta ad accogliere chi arriva.
Il 2017 è stato, più di altri anni, un bel tirocinio per incorporare, ogni giorno di più, nel mio DNA, l’accoglienza: praticamente tutto l’anno abbiamo avuto visite, molto diverse una dall’altra, ma tutte molto positive.
Andrea e Roberto, geologi |
L’accoglienza non toglie in me una certa tensione per l’organizzazione logistica, un occhio attento alla salute degli ospiti e uno sforzo per trovare lavoro a tutti, perché si sentano felici e utili, e non si annoino. Meno male che la parrocchia ha tante porte e finestre da verniciare! In ogni caso, la creatività non mi manca...
Da novembre ad oggi c’è stata un’ininterrotta serie di visite: i laici missionari della Consolata Nestor e Rosario, poi la famiglia di laici LMC di Mario e Viviana, tutti dall’Argentina. Quindi i diaconi missionari della Consolata Mate, Danilo e Mbarire, quindi il lieto ritorno di Nadia e Muriel, le nostre giovani in formazione argentine. E in febbraio, la visita gradita di sr Conceição, la nostra vice superiora generale.
Sr Conceição e le prenovizie |
Quando diciamo: “Venite a visitarci a Vilacaya!” sembra davvero che la gente prenda sul serio questo invito! Ma l’importante è che ritornino alle loro case con la gioia nel cuore di aver potuto incontrare gente di una cultura molto diversa, e molto arricchente. Che in qualche modo abbiamo potuto testimoniare un tipo di missione molto semplice, e il più possibile vicina alla gente. Che si può vivere con pochi litri di acqua e gioire quando piove, nonostante i disagi. Che senza linea di cellulare è ancora possibile sopravvivere (almeno quindici giorni), e anche senza televisione.
Nestor, lmc |
E così, porte aperte nella comunità di Vilacaya, a qualsiasi ora del giorno e della notte, dalle 5 della mattina a mezzanotte, per i bimbi che vengono a cercare un abbraccio e le donne che hanno bisogno di parlare. Per il nonno che vende uova e il cagnolino che cerca un osso da rosicchiare. Per i gringos che vengono da lontano, con la pelle chiara e una lingua diversa, e per chi condivide lo stesso carisma consolatino. Insomma, porte aperte per te!
diaconi imc |
Porte aperte per te
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