Resistere
Ma vi è mai
capitato di fare un corso ed emozionarvi e commuovervi leggendo i testi di
studio? No? Allora iscrivetevi alla facoltà di Antropologia di Cochabamba
(pubblicità progreso, eh eh eh), perché a me sì, non dico tutti i mesi, ma
quasi.
Vi voglio
condividere oggi una storia un po’ fredda, perché andiamo nel Polo Nord, con
gli eschimesi. Ma prima di iniziare la storia, un’altra domanda: cosa vi
ricordate delle notizie internazionali degli anni Novanta? Io ci ho pensato, e
mi sono ricordata: le Olimpiadi di Barcellona, la guerra in Irak, la morte di
Lady D, i mondiali del Novanta e il gol con il braccio di Maradona... Ma non mi
ricordo assolutamente di aver sentito parlare degli Eschimesi, il cui nome
quasi originale è Inuit (non sono loro che se lo sono dato, il suo significato
un po’ dispregiativo è “uomini che mangiano carne cruda” e lo hanno regalato
loro i vicini...) e della loro lotta per la sopravvivenza.
E’ successo,
infatti, che in questa epoca è sorto un problema sanitario grande nel popolo
dell’Artico: il sangue e le parti grasse del corpo hanno accumulato tossine e
veleno, situazione dovuta al veleno presente nelle fibre degli animali di cui
si nutrono: balene, foche e altri pesci. Scoperto il problema, è iniziata
un’indagine per scoprire da dove veniva questa grave contaminazione, e si è
scoperto che elementi chimici presenti nei DDT e altri prodotti moschicidi,
erano portati dall’oceano fino all’Artico, dove si accumulavano e non si
disperdevano a causa delle basse temperature.
“Sapere che
quando allattiamo i nostri bimbi, stiamo dando loro un cocktail di elementi
chimici letali, che portano cancro e altre malattie, è molto doloroso per noi”
dice Sheila, una donna coraggiosa e determinata. I popoli dell’Artico, della
regione canadese, si sono uniti e l’hanno scelta come rappresentante e
portabandiera della loro causa.
Grazie
all’appoggio di organizzazioni e governi sensibili al problema, gli Inuit hanno
diffuso dati e proposto soluzioni, arrivando fino alle più importanti istituzioni
internazionali, e vincendo la battaglia: si è firmato un accordo per la
riduzione di certi prodotti chimici.
Una battaglia
ecologica tra le molte che possiamo conoscere, di ieri e di oggi. Ma non solo:
è una battaglia contro un luogo comune, un pregiudizio su un intero popolo.
Scrive Sheila: “Un esploratore diceva di noi che eravamo come bestie e vivevamo
al livello dei lupi. Abbiamo dimostrato invece che sappiamo organizzarci e
difendere la vita”. Lacrimuccia. Lì sì che mi sono commossa. Vecchiaia? O amore
per i popoli indigeni del mio continente America...
Fatto sta che in
questa battaglia gli Inuit hanno dimostrato una sapienza e ricchezza che molte
volte abbiamo dimenticato: davanti alla proposta di eliminare completamente
certi prodotti chimici, gli eschimesi si sono rifiutati: sapevano che nelle
zone tropicali erano usati per eliminare insetti e zanzare che portavano
malattie come la malaria. “Noi non vogliamo la vita per noi e la morte per gli
altri: vogliamo che tutti possano vivere”. Amen. La sapienza indigena vince sul
“Ognuno per sè e Dio per tutti”.
Resistere
Reviewed by abconsolata
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