Piccoli grandi poeti
Che i nostri ragazzi siano artisti, non c’è ombra di dubbio:
basta dar loro in mano una matita e pochi colori, e la maggior parte dei nostri
giovani ti restituiscono non un foglio, bensì una piccola opera d’arte. Allo
steso modo, se invece della matita diamo loro un flauto, l’arte prende la forma
di una musica semplice e armoniosa. Il popolo Quechua ha la pazienza di un
artigiano, mani abili, gusto estetico raffinato, sensibilità ai colori e
orecchio fino. Un giorno Milton ci ha raccontato che un antropologo ha
commentato quest’abilità innata del popolo originario come una possibilità non
molto ricercata: nell’immaginario collettivo il successo consiste nell’essere
ingegneri, medici, avvocati, mentre la sensibilità e mentalità originaria è
pratica ed estetica. Si corre il rischio – dice l’antropologo – di formare
intellettuali frustrati, invece di incredibili artisti ed artigiani.
L’educazione ordinaria non dà molto spazio alla creatività:
è più una formazione mnemonica e di copia di testi da un libro a un quaderno,
però questo non vuol dire che non ci siano iniziative di espressione, come lo
sono i concorsi di interpretazione poetica. Fin dai primi anni della scuola gli
studenti imparano a memoria della poesie, però le declamano non come delle
statue di gesso (come facevo io alle elementari…), bensì usano tutto il corpo
nell’interpretazione del testo.
Lo schema è rigoroso: presentazione al pubblico del titolo e
autore, inchino, declamazione, inchino finale… e applausi del pubblico. Una
inusuale voce stentorea esce incredibilmente dal diaframma dei nostri ragazzi,
che il più delle volte parlano solo con un filo di voce. Le braccia si muovono
concitatamente, il corpo si muove avanti e indietro, avvicinandosi e
allontanandosi dal pubblico. Alcuni scelgono un costume adatto al testo della
poesia, altri optano l’uniforme della scuola, alle volte portano con sé un
oggetto, sempre in sintonia al contesto dell’opera in versi.
Ci sono concorsi a livello di scuola, a livello di municipio
e di dipartimento. In Vilacaya, quest’anno, l’interpretazione poetica ha
occupato tutto un pomeriggio nel salone della Parrocchia, e con circa 50
studenti interpreti.
Che bello sarebbe, se invece di solamente interpretare i
nostri giovani esprimessero il loro mondo interiore con composizioni proprie!
Da tempo stiamo sognando un concorso a tema, iniziando con il disegno, un altro
tipo di poesia. Non lo abbiamo ancora concretizzato, ma poco tempo fa abbiamo
lanciato la proposta ad un gruppo di ragazzi. “Io lo vincerò!” ha detto uno,
con sicurezza. Non si trattava di una bulloneria: la sua sicurezza mi è suonata
come una fiducia nelle proprie capacità, cosa non sempre facile da percepire
nei nostri giovani. Sì, è giunto il momento di pensare seriamente in un
concorso artistico.
Piccoli grandi poeti
Reviewed by abconsolata
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