La forza del debole
21 giugno: giorno
festivo che celebra l’anno nuovo andino. Il governo di Evo Morales lo ha
sancito come festa per tutta Bolivia. Quest’anno approfitto l’interruzione
delle attività con un ritiro spirituale. Presto vado al Calvario, e lì aspetto
il sorgere del Sole.
La festa
tradizionale si chiama Inti Raymi, la sua istituzione risale all’epoca
dell’Impero Inca, in un periodo di consolidamento del potere, in cui l’aspetto
religioso trova la sua espressione nel culto del Dio Sole, Inti. Il mito
racconta che gli Incas sono i diretti discendenti del Sole, e la religione
imperiale cerca di riconoscere, davanti a tutti i popoli sottomessi, il
predominio dei fieri Incas. Un culto solare e imperiale dà l’idea di forza.
il Sole debole del solstizio di inverno |
Ma oggi il Sole è
debole: è il giorno più corto dell’anno. Eppure il Sole Bambino, come è anche
chiamato, dona un’energia speciale a chi coglie i suoi primi raggi al suo
sorgere. Nell’Impero si celebravano il solstizio di inverno e quello d’estate,
accompagnati da grandi fiere nella capitale Cuzco. Con l’arrivo degli Spagnoli,
la festa è stata proibita. L’unica che è risorta è giustamente questa del Sole
debole. E questo mi ha fatto pensare.
Dentro uno
scenario imperiale di potere, dove la religione è al servizio della
legittimazione dello stesso, c’è questa breccia, questa sfumatura che parla di
debolezza. Inti, nella sua debolezza, dona energia ai suoi figli. Non è il Sole
forte dell’estate, è la forza del debole.
Fa molto freddo
al Calvario: i raggi di Inti, da dietro la montagna, iniziano a colorare il
cielo della notte che, poco per volta, passa dal grigio violaceo al rosso,
arancio. E’ un gioco di colori degno del migliore pittore. E’ impresionante:
gli attimi prima del sorgere del Sole sono i più freddi. Espongo le mie mani
(da cui passa l’energia, verso l’esterno e verso l’interno) per cogliere i primi
raggi. In paese la gente inizia ad uscire dalle case, mentre i galli e gli
asini già da tempo stanno aspettando l’alba con i loro canti.
Il freddo fa male
alle dita, ogni tanto devo nasconderle sotto il poncho, per poi esporle di
nuovo. Ed ecco che arriva: qui non c’è problema meteo, siamo in piena stagione
secca, e le previsioni dicono sempre: “sereno senza nubi”. Era scontato che
sorgesse, ma è un’emozione lo stesso: accogliere il Sole Bambino. Inizio a
recitare il Benedictus: “per cui verrà a visitarci dall’Alto un Sole che
sorge...”: è Gesù! Così come lo anta Zaccaria nel primo capitolo di Luca.
Il nostro Tabernacolo che rappresenta un'immagine di Inti e il Crocifisso |
Anche il
Cristianesimo, istituendo la festa del Natale, si avvicina a una spiritualità
del “Sole Debole” che gli stessi Romani – altra civiltà imperiale – celebravano
nei giorni prossimi al solstizio di inverno: il Sol Invictus. Non si tratta di
sincretismo, e ricordiamoci che nessuna religione nasce dal nulla, piuttosto
sorge come un germoglio dall’humus fertile di una cultura. L’intuizione che
nella debolezza di Dio si trova la forza per la nostra vita è presente negli
Incas, e i suoi discendenti quechua, nei romani e... anche in un
evangelizzatore per eccellenza: san Paolo!
Se leggiamo la
prima e la seconda lettera ai cristiani di Corinto, troviamo queste espressioni:
“La debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini” e la debolezza di
Dio si manifesta nella croce di Gesù: scandalo per gli ebrei e stoltezza per i
greci...
bassorilievo di Inti della cultura del Tiwanaco, fiorente civiltà anteriore all'incaica |
E’ un’intuizione
religiosa trasversale a molte culture: la debolezza di Dio è la nostra forza.
Un Dio che non spacca tutto per farsi riconoscere, non si rivela nella sua
gloria – che ci ucciderebbe – ma che manifesta la sua presenza in una brezza
leggera (al profeta Elia), in un bambino in mezzo a umili pastori (nascita di
Gesù) e – al sommo della sua rivelazione – una cosa impensabile umanamente: che
muore in una croce, e proprio in questa immagine di somma debolezza troviamo la
vita e l’energia nuova della resurrezione. Così come il sole debole, il sole
bambino, per il popolo andino è fonte di energia speciale per poter iniziare
l’anno.
La forza del debole
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